Metrica: interrogazione
37 sineresi in Venceslao Roma, Bernabò, 1716  (recitativo) 
Vincislao sempre invitto,
non dee lasciarmi ingrato.
che un reo vassallo arma d’un re lo sdegno
Di qual fallo son reo? Rispondi, o core.
non v’è cui nota, o Vincislao, non sia,
parto non siano un dì le tue ruine,
son reo, lascia che almeno
voglio esser reo né posso.
purgai quanto d’impuro avea nell’alma.
ch’io ti volea, t’ho giunto.
attender non potea Lucinda amante.
io moria per dolor della tua morte.
Così Ernando, così dee sol morire.
amar potea l’un de’ tuoi figli?
                                                       Amore
egli dovea; l’ora vicina e d’ombre
                                        Quando tu ’l sappia,
                        Ma reo.
                                         Natura offendi,
Volea morto il rival; n’ha colpa amore.
Son misero, son reo, son fratricida,
la sorte mia? Dovea morir...
                                                    Eh lascia
che dee passar nel sen del figlio, ha prima
                                Parmi
                                  Al sol pensarvi io tremo,
Più Vincislao, più genitor non sono.
                            E senza
sarò più reo, perché tu sia più giusto.
non reo ma generoso. Un cor vi porta
vivrò più reo? Dovrò la vita al vostro
il popolo t’acclama. Io reo ti danno

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