prima arridea. Palmide, o dio! talvolta
le mie fiamme aggradia d’un dolce sguardo.
non ne arrossir. S’ei mi vuol reo, già puoi
sien tue; sia tua la Tracia e tua l’Eubea,
tu a la figlia Eraclea scielto in consorte,
Eraclea, tu qui nel campo?
Ecco, bella Eraclea, che a te ritorna (Eraclea non lo mira)
dammi, bella Eraclea, dammi uno sguardo.
volea ciò che io volea. Questi empio e fello...
Hai ragione, Eraclea. Non son Clearco;
Tuo sposo ei sia; né l’imeneo ti sembri
Gente rea de’ tuoi mali e de’ miei sdegni.
esser dovea tua gloria e non mia colpa.
Ti amerei col più vil, se reo ti amassi.
D’un eroe forma un empio.
come spia della Grecia il re lo infama
a te non rimanea che la tua gloria.
Salamina ed Eubea, Sparta e Corcira.
questo segno io dovea d’averla amata.
da quella man ch’io più credea pietosa
Io dunque il reo son de’ suoi mali? Io dunque
Bella Eraclea, fugga il dolor dal seno;
Sì, t’intendo, Eraclea. Già corre il grido
Temistocle, Eraclea, patria, amor, fede,
de l’imeneo la face e di Bellona;
è ’l trofeo che ti chiedo.
questo reo, quest’ingrato; e fa’ che io mora.
degna ben fu d’un tanto eroe; ma quella,
A quel del gran Leopoldo,
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