Delo ho per patria. Arcesilao mi è padre,
fatto ne avessi. Ei mi dicea sovente:
ripiglialo, Imeneo. Sai qual sia Alisa?
Temi la dea. Temi la sorte. Alisa
Sii tu Aglauro o Imeneo, mi punge in guisa
Quanto è vago Imeneo! Quanto è soave!
d’Imeneo per Alisa e accortamente
un’ardenza, un disio che amor diventi
ch’alma parea così selvaggia e alpestre.
ch’ella è la dea, cui sol quest’alma adora.
di regno, obblia beltà per te fatale.
questa siasi che a lei parli l’amante;
Odrisio atroci idee. Sgridarle è vano,
di verde mirto e d’auree spiche intesta.
Non sapea già appressarlo.
Taci. Ella viene. Io nol credea; ma temo.
siane Odrisio oggi in prova. O me felice
E pur, vago Imeneo, ninfa è in Eleusi,
No no, caro Imeneo. Non ti dia tema.
(Non par sì ria qual la dicea Dorisbe).
ch’io soffersi e languii, tacendo e amando.
l’idee, che in sé rivolge,
figlio di Arcesilao, di Alisa amante;
dea ma costretto da maggior possanza.
su, apprestinsi le pompe; e in aureo nappo
E che Imeneo fiamme abbia deste
Né della dea la riverenza.
Siasi. La tua equità ben ti consiglia.
Senza vita Imeneo, tu senza figlia. (In atto di partirsene frettolosa)
il tuo basso disio, pria che ti salvi
la dea prendendo, non che il padre, a gioco,
è un facile trofeo far degl’infidi.
vo’ che Imeneo si salvi e tel comando.
Ho pietà d’Imeneo, l’ho di me stessa.
Pianto che val? Diasi rimedio al male.
tratto è a l’ara Imeneo. V’è cui sta a core
Altri di voi qui scorti il reo prigione;
Quanto, Imeneo, mi chiedi
Liquor sacro a la dea. Non vi si accosti
In Imeneo chi avria creduto mai?... (Ad Alisa)
ch’io la man vi stendea, sento armi e grida.
E se Imeneo qui li traesse avvinti?
Vivi pure, Imeneo; pieni di lode
caro Imeneo, questo de l’alma amante
non son né figlia rea né amante ingrata;
Scettro in Tessaglia Arcesilao quand’ebbe?
e me deluso Arcesilao non veda.
far da noi si potea? Forza ne oppresse.
Imeneo dunque è prence? (Addio, speranze).
ed Erasto e Imeneo. Non ha più Alisa
sien misere per me? No, in Imeneo
sarian, te non riamando, ingiusti e ingrati.