Metrica: interrogazione
38 sineresi in Semiramide in Ascalona Venezia, Pasquali, 1744  (recitativo) 
                                         Con Nino ancora.
Punisci con l’obblio l’alma infedele.
obblio non coprirà le chiare fiamme
si oppose. Ov’ei ne trae, seguirlo è forza.
non è, qual io credea, la mia sciagura.
                         Un reo, qual io, si fugge.
Con tutti reo, non con Semira ancora.
                                    La mia virtude.
Semiramide sola? (Avanzandosi alquanto verso Semiramide)
                                    Il reo la faccia (Stando in lontano)
Mennone è troppo reo. (Che forza, Arbace, (Piano ad Arbace)
le vie son chiuse. Altra si dee tentarne
dee la tua gelosia, lascia d’amarmi.
non t’ingombri timor, che obblio le chiude.
                                             E pur quel core
Si ostinò in suo dover; ma ne avea pena.
                                       Dovea scusarla
veder che le togliea spoglia sì illustre
Omai più eccelse idee prendansi, o figlia,
Altri tempi, altre idee. Segui e te stessa
                               Non del mio duce.
Mennone, io ben credea che infedeltade
volea; ma il tuo abbandono altri mi diede
volea punirti; e a me ne parve il mezzo
per te che eterno obblio. Già al tuo rimorso
acciar, che in mano ancor tenea, d’un colpo
d’altra colpa non reo, se non d’amore.
                          Siane anche Arbace. In lui,
Né di Aliso s’obblii l’opra ed il merto.

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