Venceslao, Foligno, Campana, 1713 (Il fratricida innocente)

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Piazza del real palazzo con veduta del fiume Vistula e della città di Cracovia. Si vede real galera, da cui sbarca al suono di trombe e timpani ERNANDO con seguito di soldati e di schiavi, fra’ quali vedrassi alzato sopra di un’asta il tronco teschio di Adrasto, VENCESLAO che le va incontro, CASIMIRO ed ALESSANDRO
 
 ERNANDO
 O del regno polono,
 del Boristene algente alto monarca,
 già il superbo moldavo
 morde i tuoi ceppi e ’l contumace Adrasto,
5de l’alme più rubelle
 grand’esempio e gran pena,
 da più colpi trafitto
 là su l’Istro confessa
 ne le aperte sue piaghe il suo delitto.
 VENCESLAO
10Le tue vittorie, Ernando,
 degne de la tua fama e son maggiori
 del poter nostro. Hai vinto;
 vieni, onde al sen ti stringa,
 o forte del mio regno
15difesa e primo amor.
 CASIMIRO
                                         (Fremo di sdegno).
 ALESSANDRO
 Agli amplessi paterni, amico duce,
 un mio succeda.
 ERNANDO
                                 O sempre
 generoso Alessandro!
 VENCESLAO
 Casimiro, e tu solo
20al vincitor nieghi gli applausi?
 CASIMIRO
 Ne’ tuoi reali amplessi ebbe anche i miei.
 ERNANDO
 Servo ti sono.
 CASIMIRO
                            (Anzi rival mi sei).
 VENCESLAO
 Sinor sterili applausi
 diedi al valor d’Ernando. I suoi trionfi
25chiedono un maggior prezzo. Ei me lo additi.
 ERNANDO
 Gran re, tutto ti deggio.
 VENCESLAO
                                              Il tuo rispetto
 non dee lasciarmi ingrato.
 Chiedi.
 ERNANDO
                 Temo nel prezzo
 parer vil, non audace.
 VENCESLAO
30Vil non fia ciò che puote
 gli affetti meritar del tuo gran core.
 ERNANDO
 Ti arride amor; sol per te chiedo.
 ALESSANDRO
                                                              O amico.
 ERNANDO
 Dirò, poiché lo imponi,
 ma non senza rossor (non senza pena);
35tutto il premio ch’io cerco
 in sé rachiude un volto.
 CASIMIRO
 (Iniquo!)
 VENCESLAO
                     Ernando amante?
 ERNANDO
 Perdona. Amor sol diede
 più zelo al cor, più stimolo a la fede.
 VENCESLAO
40Favella.
 CASIMIRO
                  (Ah! Più nol soffro).
 ERNANDO
 L’amor, sire...
 CASIMIRO
                             Ammutisci,
 troppo altero vassallo.
 Frena il volo al tuo amore o nel tuo sangue
 ne ammorzerò le fiamme. Ama, là dove
45non offendi il tuo prence o, se sì audaci
 nutri gli affetti, ama soffrendo e taci.
 ERNANDO
 
    Se devo in sen ascondere
 la fiamma del mio cor,
 io non potrò resistere
50a l’aspro, rio dolor.
 
    E pur per non offenderti
 quest’anima sia vittima
 d’un infelice amor.
 
 SCENA II
 
 VENCESLAO, ALESSANDRO, CASIMIRO
 
 VENCESLAO
 Tu de l’amico Ernando
55siegui, Alessandro, le vestigia e digli
 che a tal grado alzerò la sua fortuna
 che non fia chi ’l sorpassi
 quaggiù, fuor che ’l suo re, fuor che gli dei.
 CASIMIRO
 E ch’ei tema, gli aggiugni,
60in qualunque destin gli sdegni miei.
 ALESSANDRO
 Tanto esporrò ma troppo altero sei.
 
 SCENA III
 
 VENCESLAO e CASIMIRO
 
 VENCESLAO
 Casimiro, cotesta
 tua superba fierezza
 vuol privar te di un padre e me d’un figlio.
 CASIMIRO
65Del tuo poter, de la mia vita, o sire,
 usa a tuo grado, il soffrirò con questa
 che tu chiami fierezza ed è virtude.
 Ma che un basso vapore,
 che un mio servo, un Ernando
70mi sia rival, che mi contenda e usurpi
 il possesso di un bene,
 nol soffrirò. Sento che m’empie un cuore
 forte a ceder la vita e non l’amore.
 VENCESLAO
 Vedrem ciò che far possa
75mio malgrado il tuo amor. Ma sappi intanto
 ch’un reo vassallo arma d’un re lo sdegno
 e che, prima che a te, fui padre al regno.
 
    Se vuoi dar leggi al mondo,
 serba le leggi in te.
 
80   Non sono gli ostri o ’l trono
 ma ’l retto esempio e ’l giusto
 ciò che temuto e augusto
 rende a’ vassalli un re.
 
 SCENA IV
 
 CASIMIRO e GISMONDO
 
 GISMONDO
 Con avviso impensato,
85t’inchino, o prence.
 CASIMIRO
                                      O mio fedel Gismondo.
 GISMONDO
 Del lituano scettro
 l’illustre principessa...
 CASIMIRO
 Che fia?
 GISMONDO
                   Colei che amasti allor che fummo
 stranieri in quella corte...
 CASIMIRO
90Rimembranze noiose.
 GISMONDO
 Lucinda...
 CASIMIRO
                      È morta forse?
 GISMONDO
 Giunta è poc’anzi.
 CASIMIRO
                                    O dei! Lucinda?
 GISMONDO
                                                                    Io stesso
 la vidi in viril manto,
 mentito il sesso e co’ suoi fidi a canto.
 CASIMIRO
95Turbatrice odiosa
 de l’amor mio, costei sen viene e seco
 avrà la fé giurata,
 i promessi imenei,
 chiamerà nel suo pianto uomini e dei.
 GISMONDO
100E tu?
 CASIMIRO
              Che far poss’io?
 Gli affetti a lei dovuti
 mi ha rapiti Erenice.
 GISMONDO
 Vedi; ella viene.
 CASIMIRO
                                 Osserverò s’è dessa.
 GISMONDO
 (Misera principessa!)
 
 SCENA V
 
 LUCINDA da uomo con seguito e detti
 
 LUCINDA
 
105   Come di fronda in fronda
 l’aura spirando va,
 così di pena in pena
 il cor sen vola.
 
    S’un raggio in ciel balena
110di torbida pietà
 fugge e s’invola.
 
 CASIMIRO
 (Purtroppo, amico, è dessa).
 LUCINDA
                                                      In quale oggetto
 vi affissate, o miei lumi?
 GISMONDO
 (Già ci osservò).
 CASIMIRO
                                 (Finger mi giovi).
 LUCINDA
                                                                    (O numi!)
 CASIMIRO
115Stranier, che tale a queste spoglie, a questi
 tuoi compagni o custodi a me rassembri,
 e qual da miglior cielo a l’Orse algenti
 forte cagion ti trasse?
 LUCINDA
 (Non mi ravvisa). A mia gran sorte ascrivo
120che dal ciel lituano
 qui giunto appena, ove drizzai la meta,
 te incontri, o eccelso prence.
 CASIMIRO
                                                      A te, che altrove
 giammai non viddi, ove fui noto e quando?
 LUCINDA
 In Lituania, ov’ebbi
125l’alto onor d’inchinarti.
 (Ah quasi dissi il fier destin d’amarti).
 CASIMIRO
 Qual ti appelli?
 LUCINDA
                               Lucindo.
 CASIMIRO
 L’uficio tuo?
 LUCINDA
                          Di segretario in grado
 a Lucinda servia.
 CASIMIRO
130Lucinda?
 LUCINDA
                     Sì, l’erede
 del lituano regno.
 CASIMIRO
 Tu con Lucinda?
 GISMONDO
                                 (O com’è scaltra!)
 LUCINDA
                                                                    Io seco
 era il giorno primier che i lumi tuoi
 s’incontraro co’ suoi.
135Giorno (ah giorno fatal!) che in voi s’accese
 scambievol fiamma; io seco
 allor che le giurasti eterno amore
 e sol fui testimon del suo rossore.
 (Fiso m’osserva). Omai
140ti dovria sovvenir che in bianco foglio
 la marital tua fede,
 me presente, segnasti e me presente
 si strinse il sacro nodo.
 Ti dovria sovvenir ch’entro a sei lune
145tornare a lei giurasti;
 pur due volte d’alora
 compì l’anno il suo corso e non tornasti.
 (Misera!) E non ancora
 ti sovvien qual io sia,
150io che fui testimon de le sue pene,
 de’ giuramenti tuoi?
 CASIMIRO
                                         Non mi sovviene.
 LUCINDA
 Non ti sovviene, ingrato...
 CASIMIRO
                                                 A cui favelli?
 LUCINDA
 Così m’impose il dirti
 la tua fedel Lucinda: «E se» mi aggiunse
155«e se nulla ottener puoi da quel core,
 fa’ ch’io ’l sappia, onde fine
 abbia con la mia vita il mio dolore».
 GISMONDO
 (A lagrimar m’astringe).
 CASIMIRO
 Fole mi narri.
 LUCINDA
                             (O son tradita o finge).
 CASIMIRO
160Ma dovunque tu venga
 e qualunque sii tu,
 parti, o Lucindo, e non cercar di più.
 
    Ti consiglio a far ritorno.
 Parti, va’;
165né cercar più di così.
 
    Lungo soggiorno
 ti sarà solo
 di pianto e duolo
 cagione un dì.
 
 SCENA VI
 
 LUCINDA e GISMONDO
 
 LUCINDA
170Così mi lascia il traditor? Gismondo,
 tu pur non mi ravvisi o te ne infingi?
 GISMONDO
 (Che le dirò?) Signora,
 ben ti ravviso e ti ho pietade ancora.
 LUCINDA
 Dimmi, che sperar deggio?
175Mi ha tradita il mio sposo o vuol tradirmi?
 Arde per altra o finge?
 Del mio fato il tenor svelami tu.
 GISMONDO
 Parti, o Lucinda, e non cercar di più
 
 SCENA VII
 
 LUCINDA
 
 LUCINDA
 Ch’io non cerchi di più? Solo a tal fine
180mi partii dal mio regno;
 grado e sesso mentii, soffersi tanto.
 Vo’ saperlo e pur temo
 che il saperlo mi sia cagion di pianto.
 
    Sì, caro, in questo dì
185diviso il cor mi sento
 per te, fra l’odio mio
 e il mio costante amor.
 
    E sol per mio tormento
 il cielo insieme unì
190a struggermi il desio,
 la speme ed il timor.
 
 SCENA VIII
 
 ERENICE, ALESSANDRO ed ERNANDO
 
 ERNANDO
 Bella Erenice.
 ERENICE
                             Invitto Ernando.
 ERNANDO
                                                              (O vista!)
 ERENICE
 A l’ombra de’ tuoi lauri
 la comun libertà posa sicura.
 ALESSANDRO
195E de’ tuoi rischi il nostro bene è l’opra.
 ERNANDO
 Se voi lieti non rendo,
 nulla oprai, nulla ottenni. Egli ha gran tempo
 ch’ardono del tuo bello, e ben tu ’l sai,
 Casimiro e Alessandro.
200Questi, temendo il suo rival germano,
 nascose il fuoco e col mio labbro espose
 le sue fiamme amorose.
 L’odio di Casimiro,
 credutomi rival, tutto in me cadde
205e in me sol rispettò l’amor paterno.
 La Moldavia rubella
 mi esentò da la reggia. Io vinsi e ’l prezzo
 esser dovea Erenice,
 sol per render voi lieti (e me infelice).
 ERENICE
210Cor generoso!
 ALESSANDRO
                             E grande!
 ERNANDO
 Godea che a me tenuti
 foste di tanto. Casimiro allora
 fremé, si oppose, minacciò. Compiacqui
 al suo furor, tolsi congedo e tacqui.
 ERENICE
215Perfido.
 ERNANDO
                  Or la dimora
 è comune periglio.
 ALESSANDRO
 Ma quale è il tuo consiglio?
 ERNANDO
 Ne la vicina notte
 datevi fé di sposi.
 ALESSANDRO
                                   E poi?
 ERNANDO
                                                  Riparo
220non avrà ’l fatto. Al mio consiglio, al nodo
 non disuguale il padre
 darà l’assenso e del rival germano
 sarà impotente ogni furore o vano.
 ALESSANDRO
 Me fortunato appieno,
225se tu vi assenti!
 ERENICE
                                Oh dio!
 ALESSANDRO
 Che paventi, Erenice?
 ERENICE
 Questo mio così tosto esser felice.
 ALESSANDRO
 Temi il mal, non il bene.
 ERENICE
 Offendo il grado mio.
 ALESSANDRO
                                          Prendi, mia vita,
230sposa mi sei. Ne l’atto sacro invoco
 l’amor, la fede, Ernando.
 ERENICE
 Ti cedo e sposa ecco ti abbraccio.
 ERNANDO
                                                              Parti,
 pria che il german qui ti sorprenda.
 ALESSANDRO
                                                                   Addio.
 Verrò cinto da l’ombre
235a darti il primo maritale amplesso.
 ERNANDO
 (Io fui del mio morir fabbro a me stesso).
 ALESSANDRO
 
    Parto, o cara, e più non sento
 quella pena e quel tormento
 che in lasciarti il cor provò.
 
240   Del mio dire, se t’offendi,
 poco intendi
 il piacer che dà a quest’alma
 il pensar che tuo sarò.
 
 SCENA IX
 
 ERNANDO, ERENICE
 
 ERENICE
 Pace al regno recasti e gioie a noi,
245Ernando generoso.
 Ma tu così pensoso? E che ti affligge?
 ERNANDO
 
    Bocca bella, del mio duolo
 non mi chiedere il perché.
 
    Il saper ti basti solo
250che mi rendono infelice
 amistade, amor e fé.
 
 SCENA IX
 
 CASIMIRO, GISMONDO e li suddetti
 
 ERENICE
 (Qual favellar?)
 CASIMIRO
                                Felici amanti, il mio
 importuno venir tosto non privi
 del piacer di una vista i vostri lumi.
 ERENICE
255Se sai d’esser molesto, a che ne vieni?
 CASIMIRO
 Perché rispetti Ernando
 sugli occhi di Erenice un mio comando.
 ERNANDO
 Qual fia?
 GISMONDO
                    (Fra sé che pensa?)
 CASIMIRO
 Da lei che adori or prendi
260l’ultimo addio.
 ERNANDO
                              Perché?
 CASIMIRO
 Perché Ernando è vassallo ed io son re.
 ERNANDO
 L’amar beltà che tu pur ami, o prence,
 non è offesa al tuo grado,
 è omaggio che si rende al bel che piace.
265Ne l’amor mio son giusto e non audace.
 CASIMIRO
 E giusto anch’io sarò in punirti. A troppo
 tua baldanza s’inoltra.
 ERENICE
                                           E a troppo ancora
 ti trasporta il tuo sdegno.
 Partiti, o duce.
 ERNANDO
                              Addio, signor. Per poco
270tempra o sospendi almen l’odio mortale.
 Dentro al venturo giorno
 non sarò, qual mi credi, il tuo rivale.
 
 SCENA XI
 
 CASIMIRO, ERENICE e GISMONDO
 
 GISMONDO
 Erenice offendesti.
 ERENICE
 Prence?
 CASIMIRO
                  Mia cara.
 ERENICE
                                      Anche per te sia questo
275l’ultimo addio che da Erenice or prendi.
 CASIMIRO
 Come?
 ERENICE
                 L’amor di Ernando
 grave offesa è al tuo grado.
 L’amor di Casimiro
 più grave offesa è a l’onor mio.
 CASIMIRO
                                                          Perché?
 ERENICE
280Erenice è vassalla e tu sei re.
 GISMONDO
 (Si vendica di Ernando).
 CASIMIRO
 Tua beltade ha l’impero
 sul cor di Casimiro.
 ERENICE
                                       Il mio divieto
 dunque ti sia comando.
 CASIMIRO
285Questo è ’l tuo sol comando
 cui ubbidir non posso.
 ERENICE
 Che dunque brami?
 CASIMIRO
                                        Amore.
 ERENICE
 Questo è ’l tuo sol disio
 cui né ubbidir né compiacer poss’io.
 
290   Meco non giova il fingere,
 non giova il sospirar.
 
    Usa lusinghe e vezzi,
 tenta minacce e sprezzi,
 no, non ti posso amar.
 
 SCENA XII
 
 CASIMIRO e GISMONDO
 
 CASIMIRO
295Amar puossi, Gismondo,
 beltà più ingiusta e più superba?
 GISMONDO
                                                               Prence,
 de l’ingrata Erenice
 si serve amor per gastigarti. Ei gode
 che tua pena ora sia l’altrui rigore.
 CASIMIRO
300Di qual fallo son reo?
 GISMONDO
                                         Lo sa il tuo core.
 CASIMIRO
 Che mai?
 GISMONDO
                     Spergiuri affetti,
 giuramenti negletti
 e promesse d’amor vane e fallaci,
 Lucinda amata e poi tradita...
 CASIMIRO
                                                        Eh taci.
 
305   Beltà, che più non piace,
 lasciar d’amar si può.
 
    Se il ciel in più sembianti
 i doni suoi versò,
 io perché ingiusto a tanti
310un sol ne adorerò?
 
 SCENA XIII
 
 GISMONDO
 
 GISMONDO
 Infelice Lucinda, io ti compiango.
 Il tuo amor, la tua fede
 meritar ben dovea miglior mercede.
 
    Un dolce lampo di bella speme
315va lusingando l’afflitto cor.
 
    E ben, che avampa fra mille pene,
 spera lo scampo l’acceso ardor.
 
 SCENA XIV
 
 VENCESLAO, CASIMIRO, ERNANDO, ERENICE, seguito di popoli e soldati
 
 CORO
 
    Comun bene, amica diva,
 bella pace, ognun ti onori;
320ed a l’ombra degli allori
 cresca ognor tua verde oliva.
 
 ERNANDO
 L’alta gloria, o monarca,
 de l’aver vinto è tuo retaggio. Vinse
 con l’armi tue, col tuo gran nome Ernando.
325Tu core ed io ministro,
 tu regesti la mano, io strinsi il brando.
 VENCESLAO
 Se ti offendon gli applausi,
 ti convenia non meritarli, o duce.
 Tu fosti al regio trono
330fermo sostegno. Io da te l’ebbi e deggio
 darti l’onor, poiché non posso il dono.
 Principi, duci, popoli, si applauda
 con regia pompa al comun bene.
 CORO
 
    Comun bene, amica diva,
335bella pace, ognun ti onori;
 ed a l’ombra degli allori
 cresca ognor tua verde oliva.
 
 SCENA XV
 
 GISMONDO e detti
 
 GISMONDO
 Gran re, quel che poc’anzi
 giunse a la reggia tua nunzio straniero
340chiede inchinarti.
 VENCESLAO
                                    Venga.
 CASIMIRO
                                                   (Ei fia Lucinda).
 
 SCENA XVI
 
 LUCINDA e detti
 
 LUCINDA
 Del sarmatico cielo inclito Giove,
 per cui la fredda Vistula è superba
 più de l’Istro e del Tebro,
 re, la cui minor gloria è la fortuna,
345quella ch’estinto il genitor Gustavo
 di Lituania or regge
 le belle spiaggie e ’l fertil suol, Lucinda,
 a te, la cui gran fama
 non v’è cui nota, o Venceslao, non sia,
350per alto affar me suo ministro invia.
 VENCESLAO
 Di sì illustre regina,
 la cui virtù sublime
 è fregio al debol sesso, invidia al forte,
 ch’io servir possa a’ cenni è mia gran sorte.
 CASIMIRO
355(O dei! Fia meglio allontanarmi).
 LUCINDA
                                                               Arresta,
 principe, i passi. A quanto
 dir mi riman, te vo’ presente.
 CASIMIRO
                                                        (O inciampo!)
 ERNANDO
 (Si turba).
 CASIMIRO
 Costui, signor, mente l’uficio e ’l grado.
 LUCINDA
360Io mentir, Casimiro?
 Questo che al re presento
 foglio fedel, questo dirà s’io mento.
 ERNANDO
 (Che sarà mai?)
 ALESSANDRO
                                 (Legge e minaccia).
 VENCESLAO
                                                                       (O note!)
 CASIMIRO
 (Nieghisi tutto a chi provar nol puote).
 VENCESLAO
365(Che lessi?) Ah figlio, figlio! Opre son queste
 degne di te? Degne del sangue ond’esci?
 Tu cavalier? Tu prence?
 CASIMIRO
 A che?
 VENCESLAO
                Prendi e rimira.
 Que’ caratteri impressi
370son di tua man? Li riconosci? Leggi;
 leggi pure a gran voce e del tuo errore
 dia principio a la pena il tuo rossore.
 CASIMIRO (Legge)
 «Per quanto ha di più sacro,
 il prence Casimiro a te promette
375la marital sua fede,
 a te, Lucinda, erede
 del regno lituano;
 e segna il cor ciò che dettò la mano».
 VENCESLAO
 Leggesti? A qual difesa
380tua innocenza commetti?
 CASIMIRO
 (Ch’Erenice mi ascolti è mia gran pena).
 Or ora il dissi. Un mentitore è questi,
 signor. Mentito è ’l grado,
 mentito il ministero. Io né giurai
385a Lucinda la fede
 né vergai questo foglio
 né promisi imenei
 né mai la vidi o pur ne intesi.
 LUCINDA
                                                        (O dei!)
 CASIMIRO
 E perché alcun de la mendace accusa
390testimon più non resti,
 lacerato in più parti
 or te, foglio infedele, il piè calpesti.
 VENCESLAO
 Tant’osi?
 LUCINDA
                    Casimiro,
 mentitor me dicesti. In campo chiuso
395a singolar tenzone
 forte guerrier per nascita e per grado
 tuo egual, che meco io trassi
 da’ lituani lidi,
 per mia bocca or t’invita
400e tua pena sarà la tua mentita.
 CASIMIRO
 Il paragon de l’armi io non ricuso.
 LUCINDA
 Anzi che cada il sole,
 tu, re, il concedi.
 VENCESLAO
                                 Assento;
 e spettatore io ne sarò.
 LUCINDA
                                            Ti aspetto
405colà al cimento.
 CASIMIRO
                               Ed io la sfida accetto.
 LUCINDA
 
    Io t’attendo in campo armato,
 per morire o vendicarmi.
 
    Io più temo un core ingrato
 che il cadere in mezzo a l’armi.
 
 SCENA XVII
 
 VENCESLAO, CASIMIRO, ERENICE, ERNANDO
 
 VENCESLAO
410Al vicin giorno, Ernando,
 si rimetta l’onor de’ tuoi trionfi.
 ERNANDO
 Legge sia de’ miei voti il tuo volere.
 VENCESLAO
 E tu, figlio, ti accingi
 la tua innocenza a sostener ma sappi
415che mancano a chi è reo forti difese,
 che retaggio al fallir son le ruine
 e sempre infausto è de’ superbi il fine.
 
    Armi ha il ciel per castigar
 l’empietà su regie fronti;
 
420  e più spesso fulminar
 suole irato e torri e monti.
 
 SCENA XVIII
 
 CASIMIRO solo
 
 CASIMIRO
 Amor, tu mi vuoi morto
 e d’esserti fedel serbo il costume;
 se in più beltà t’adoro,
425con me ti sdegni a torto,
 che se cangio l’altar, non cangio nume.
 Di Lucinda mi spiace il rio cordoglio
 ma per le pene altrui pianger non voglio.
 
    Io tanto mi consolo
430che lagrimar vorrei
 e lagrimar non so;
 
    chi mira quel volto
 che un cielo ha raccolto
 amarne altri non può.
 
 Fine dell’atto primo