Venceslao, Verona, Merli, 1708

 ATTO QUINTO
 
 Galleria di statue.
 
 SCENA PRIMA
 
 VENCESLAO con guardie
 
 VENCESLAO
 A me guidisi il figlio.
 Giorno, o quanto diverso
1165da quel che ti sperai! Giorno fatale!
 Oggi nacqui a la luce;
 oggi moro ne’ figli. Itene e i lieti
 apparati di amor cangiate, amici,
 in funeste gramaglie e in bara il trono.
1170Più Venceslao, più genitor non sono.
 
 SCENA II
 
 CASIMIRO con guardie e VENCESLAO
 
 CASIMIRO
 Prostrato al regio piede,
 incerto fra la vita e fra la morte,
 eccomi.
 VENCESLAO
                  Sorgi. (Anima mia, sta’ forte).
 CASIMIRO
 Ne le tue mani è ’l mio destin.
 VENCESLAO
                                                         Mio figlio,
1175reo ti conosci?
 CASIMIRO
                             E senza
 la tua pietà sono di vita indegno.
 VENCESLAO
 Cieco rotasti il ferro
 fra l’ombre.
 CASIMIRO
                         Il ferro strinsi e fui spietato.
 VENCESLAO
 Alessandro uccidesti?
 CASIMIRO
1180Il mio germano uccisi.
 VENCESLAO
 Morto Ernando volesti, il duce invitto?
 CASIMIRO
 E del colpo l’error fu più delitto.
 VENCESLAO
 Scuse non hai?
 CASIMIRO
                               L’ho ma le taccio, o sire.
 Se discolpe cercassi, io sarei ’ngiusto.
1185Sarò più reo, perché tu sii più giusto.
 VENCESLAO
 (Vien meno il cor). Dammi le braccia, o figlio.
 CASIMIRO
 Re, padre...
 VENCESLAO
                        E prendi in questo
 l’ultimo abbracciamento.
 CASIMIRO
 L’ultimo?
 VENCESLAO
                     Ahi pena!
 CASIMIRO
                                          Ahi sorte!
 VENCESLAO
1190Or vanne, o figlio.
 CASIMIRO
                                    Ove, signore?
 VENCESLAO
                                                               A morte.
 CASIMIRO
 A morte?
 VENCESLAO
                     Sì, ma vanne
 non reo ma generoso. Un cor vi porta
 degno di re che non imiti il mio.
 A me sol lascia i pianti, a me i dolori;
1195e insegnami costanza alor che muori.
 CASIMIRO
 
    Vado costante a morte;
 conservami tu solo
 la sposa mia fedel.
 
    Pensando al suo gran duolo,
1200sento il mio cor men forte,
 più ’l mio destin crudel.
 
 SCENA III
 
 VENCESLAO, poi ERENICE
 
 VENCESLAO
 Importuno dover, quanto mi costi!
 ERENICE
 Vengo...
 VENCESLAO
                  Erenice, ad affrettar se vieni
 del reo figlio la pena,
1205risparmia i voti. A te de la vendetta
 debitor più non sono.
 Il figlio condannato assolve il padre.
 ERENICE
 E te ne assolve ancora
 la pietà di Erenice.
1210Per me non vegga il regno
 la natura in tumulto,
 la patria in armi, la pietà in esiglio.
 A l’ombra di Alessandro
 basti il mio pianto e ti ridono il figlio.
 VENCESLAO
1215No, con la tua pietade io non mi assolvo.
 Se restano impunite,
 passan le colpe in legge;
 e non le teme il volgo,
 se l’esempio del re non le corregge.
 
 SCENA IV
 
 ERNANDO e li sudetti
 
 ERNANDO
1220Anch’io, sire...
 VENCESLAO
                             Opportuno
 tu giugni, amico. In sì grand’uopo io cerco
 o ragione o conforto.
 ERNANDO
 Per chieder grazie al regio piè mi porto.
 VENCESLAO
 L’avrai quando anche fosse
1225la metà del mio trono.
 ERNANDO
 Ti chiedo...
 VENCESLAO
                        E che?
 ERNANDO
                                       Del prencipe il perdono.
 VENCESLAO
 Come?
 ERNANDO
                 N’han la tua fede i voti miei.
 In ciò non re ma debitor mi sei.
 VENCESLAO
 Tutto a te deggio e regno e vita. Solo
1230la mia giustizia, l’onor mio, la sacra
 custodia de le leggi io non ti deggio.
 ERNANDO
 Principe, al tuo destin scampo non veggio.
 
 SCENA V
 
 GISMONDO frettoloso e li sudetti
 
 GISMONDO
 Tosto, signor, cingi lorica ed elmo,
 rompi ogn’indugio ed arma
1235di acciar la destra e di costanza il core.
 VENCESLAO
 Che fia, Gismondo?
 ERENICE
                                       O dei!
 ERNANDO
                                                     Che avvenne?
 GISMONDO
                                                                                 Il prence...
 VENCESLAO
 Morì. Per esser giusto
 già finii di esser padre.
 GISMONDO
                                             Ah se riparo
 tu non cerchi al periglio,
1240la corona perdesti e non il figlio.
 VENCESLAO
 Che? Vive Casimiro?
 GISMONDO
                                          E vivo il vuole
 la milizia, la plebe ed il Senato.
 Sono infranti i suoi ceppi,
 fugati i tuoi custodi, al suol gittati
1245i funesti apparati e del tumulto
 non ultima è Lucinda;
 ognun grida, ognun freme; e se veloce
 tu non vi accorri, invano
 freno si cerca al popolo feroce.
 VENCESLAO
1250Sì sì, popoli, Ernando,
 Erenice, Lucinda, (Da sé passeggiando)
 dover, pietà, legge, natura, a tutti
 soddisferò, sodisferò a me stesso.
 Sieguami ognuno. Il mondo
1255apprenderà da me
 ciò che può la pietade in cor di padre,
 ciò che può la giustizia in cor di re.
 
    L’arte, sì, del ben regnar
 da me il mondo apprenderà.
 
1260   Ei vedrà che so serbar
 la giustizia e la pietà!
 
 SCENA VI
 
 ERENICE
 
 ERENICE
 Che sarà? O del mio sposo
 adorata memoria,
 non per viltà ma perdonai per gloria.
 
1265   Può languir l’ira nel petto
 ma l’amor languir non può.
 
    Per trofeo di mia costanza,
 con la dolce rimembranza
 del perduto mio diletto
1270l’alma mia consolerò.
 
 Luogo magnifico con trono reale.
 
 SCENA VII
 
 CASIMIRO, LUCINDA, popoli, soldati, eccetera, escono al suono di militari strumenti
 
 LUCINDA
 
    Viva e regni Casimiro.
 
 POPOLI
 
 Viva, viva.
 
 CASIMIRO
 Duci, soldati, popoli, Lucinda, (Con spada alla mano)
 qual zelo v’arma? Qual furor vi muove?
1275Dunque in onta del padre
 vivrò più reo? Dovrò la vita al vostro
 tumultuoso amore?
 Dopo un german con minor colpa ucciso,
 ucciderò con più mia colpa un padre?
1280Non è questa la vita
 ch’io chieder posso. Ah prima
 rendetemi i miei ceppi,
 traetemi al supplicio; e quando ancora
 v’è chi si opponga, questo,
1285sì, questo acciar trafiggerammi; in pena
 del mio, del vostro eccesso
 io ’l carnefice sol sarò a me stesso.
 E tu datti alfin pace,
 mio solo amor, mio sol dolore, in questa
1290sorte mia dispietata,
 raro esempio di fé, sposa adorata.
 LUCINDA
 
    Non mi dir di amarmi più,
 anima senza fé, senza pietà.
 
    Tu amor per me non hai
1295né tu l’avesti mai.
 Perché con me? Perché tanta impietà?
 
 SCENA ULTIMA
 
 VENCESLAO, ERENICE, ERNANDO e li sudetti
 
 VENCESLAO
 Ed è vero? E lo veggio?
 CASIMIRO
 Padre e signor, ritorno
 volontario a’ tuoi ceppi;
1300depongo ancor la spada e piego il capo.
 Solo a questo perdona
 popol fedel. Zelo indiscreto il mosse;
 di me disponi. In me le leggi adempi.
 In me punisci il fallo.
1305Fratricida infelice io morir posso,
 non mai figlio rubel, non reo vassallo.
 LUCINDA
 
    Viva, viva Casimiro.
 
 TUTTI
 
 Viva, viva. (Venceslao va sul trono)
 
 VENCESLAO
 Popoli, da quel giorno, in cui vi piacque
1310pormi in fronte il diadema, in man lo scettro,
 resi giustizia e fui
 ministro de le leggi e non sovrano.
 Ora non fia ch’io chiuda
 con ingiusta pietade e regno e vita.
1315Si deve un fratricida
 punir nel figlio. Il condannai. La legge
 re mi trovò, non padre.
 Voi nol volete; ed ora
 padre, non re mi troverà natura.
1320Figlio, ti accosta.
 CASIMIRO
                                 Al soglio
 piego umil le ginocchia. (Casimiro ascende due o tre gradini del trono e s’inginocchia dinanzi al padre)
 LUCINDA
 (Cor, non anche t’intendo).
 VENCESLAO
 Qual re avesti, Polonia, il raro, il grande
 atto, per cui lo perdi, ora t’insegni.
1325Volermi ingiusto è un non voler ch’io regni. (Venceslao si cava la corona di capo in atto di porla su quello del figlio)
 CASIMIRO
 Che fai, signor?
 VENCESLAO
                                Conviene
 far cader la tua testa o coronarla.
 CASIMIRO
 Mora il figlio e tu regna.
 VENCESLAO
                                               Il re tu sei.
 Col voler di Erenice,
1330con la virtù di Ernando,
 il popolo ti acclama, io reo ti danno
 e assolver non ti posso.
 Orché tu se’ sovranno,
 assolverti potrai con la tua mano. (Venceslao corona il figliuolo al suono di timpani e trombe)
 LUCINDA
1335(Gioie, non mi opprimete).
 CASIMIRO
 La corona io ricevo (Preso per mano Casimiro discende con esso lui dal trono)
 in deposito, o padre, e non in dono.
 Tu sarai re. Io servo
 le leggi tue pubblicherò dal trono.
 ERNANDO
1340Io pure in te, nuovo monarca, adoro
 l’alto voler del tuo gran padre.
 CASIMIRO
                                                         Ernando,
 non eredito re gli odi privati.
 Ti abbraccio, amico. E tu, Erenice, in lui
 da me prendi uno sposo,
1345se nel fratello un te ne tolsi.
 ERNANDO
                                                    O sorte!
 ERENICE
 Signor, erra insepolta
 ancor l’ombra amorosa. Almen mi lascia
 pianger l’estinto, anziché il vivo abbracci.
 ERNANDO
 Mi basta or sol che rea
1350ne l’amarti non sia la mia speranza.
 ERENICE
 Tutto speri in amor merto e costanza.
 CASIMIRO
 Ultimo a te mi volgo,
 diletta sposa, cari
 solo per te mi son la vita e ’l regno.
 LUCINDA
1355Tanta è la gioia mia
 che parmi di sognar, mentre ti annodo.
 ERNANDO
 Col tuo giubbilo, o patria, esulto e godo.
 VENCESLAO
 Figlio, sul trono ascendi
 e le festive pompe,
1360destinate per me, sieno tue glorie.
 Oggi per te rinasco; oggi più degno
 principio e nuova vita e nuovo regno. (Casimiro presa Lucinda per mano ascende sul trono. Seggono intorno a lui Venceslao e gli altri al suono di allegra sinfonia)
 CORO
 
    Vivi e regna fortunato,
 nostro duce e nostro re.
 
1365   Te si unisca a far beato
 tempo e sorte, amor e fé.
 
 Fine del drama