Temistocle, Vienna, Cosmerovio, 1701

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 ARTASERSE e CAMBISE
 
 ARTASERSE
 Quanto fece, o Cambise,
 per noi la Grecia? Ella con empio esiglio
 il suo liberator diede al mio regno.
 Lice sperar che il suo delitto un giorno
5sia la sua pena; e pieghi Atene ingrata,
 da Temistocle vinta,
 al supplizio del giogo il collo altero
 e del perso destin serva a l’impero.
 CAMBISE
 È Temistocle degno
10de l’amor tuo; ma l’Asia freme, o sire,
 che ad un greco si affidi
 la sua difesa. I tuoi vassalli ancora
 han per la gloria tua fede e coraggio.
 Ponno senza il suo ferro
15vincer per te.
 ARTASERSE
                            Ma non la Grecia. Dimmi,
 Dario, Serse e tant’altri
 nomi, tra noi più riveriti e illustri,
 che non tentar per debellarla?
 CAMBISE
                                                         I fati
 ne riserbaro ad Artaserse il vanto.
 ARTASERSE
20Non ci aduliamo. Ancora
 fuman le nostre piaghe; ancor superbi
 van de’ nostri naufragi i flutti achei.
 Vendicar tanti mali
 può chi li fece.
 CAMBISE
                              E in greca fede avrai
25sicurezza? E non temi?...
 ARTASERSE
                                                Alma sì grande
 non può tradire. I benefizi miei
 le faran più abborrir la patria iniqua.
 CAMBISE
 Egli a te può...
 ARTASERSE
                             Già udisti.
 Temistocle a noi venga. (Alle sue guardie)
30Tu in esso inchina i miei vicini acquisti.
 CAMBISE
 (O fortuna infedel, tu mi tradisti).
 
 SCENA II
 
 ARSACE e li sudetti
 
 ARSACE
 Da la nemica Atene
 giunto è, gran re, l’ambasciador Clearco
 e a te chiede inchinarsi.
 ARTASERSE
35Ad incontrarlo, Arsace,
 vanne e lo scorta a noi.
 ARSACE
                                            Pronto ubbidisco.
 ARTASERSE
 
    Porterò con greca spada
 le mie leggi al greco regno.
 
    E farò ch’ei vinto cada
40da una man che fu altre volte
 la sua gloria e ’l suo sostegno.
 
 SCENA III
 
 CAMBISE
 
 CAMBISE
 Infelice Cambise!
 Va’, stanca in più vigilie a pro del regno
 gli anni e le cure. Uom greco,
45al cui genio superbo
 la patria terra è mal sicuro asilo,
 a distrugger sen viene
 l’opre de’ tuoi sudori;
 e con avida mano
50dal crin ti svelle i meritati allori.
 Artaserse a’ miei voti
 prima arridea. Palmide, o dio! talvolta
 le mie fiamme aggradia d’un dolce sguardo.
 Temistocle, il tuo arrivo
55quanto mi tolse! Il re m’osserva appena;
 Palmide m’odia; e sembra
 ch’io divenga a me stesso aggravio e pena.
 Ah! De’ miei mali a lungo
 non andrai lieto. Atene
60oggi chiede il tuo sangue; e la tua morte
 chi sa che non avvivi
 la mia fiamma egualmente e la mia sorte.
 
    Col dolce raggio
 de la speranza
65si rasserena
 l’afflitto cor.
 
    E già fa fronte
 la sua baldanza
 a la gran pena
70del mio timor.
 
 SCENA IV
 
 PALMIDE
 
 PALMIDE
 
    La cagion de’ suoi martiri
 il mio cor seguendo va.
 O d’amor strani deliri!
 O d’un cor fatalità!
 
75   Ma se avvampo e fatta amante
 vo gemendo ognor costante,
 se godrò, che mai sarà?
 
 Pria di vederti, o caro,
 Temistocle adorato,
80amante idolatrai
 de la grand’alma tua le glorie e i vanti.
 Ma allor che de’ tuoi rai
 il bello a l’alma mia si pose innanti,
 di virtude e bellezza a sì gran dono,
85vinta mi resi ed ognor vinta sono.
 Vinta è Palmide dunque?
 Vinta da’ suoi affetti?
 Vinta da insano ardore?
 Vinto così già cede un regio core?
90Ah! Che purtroppo il vedo,
 predomina l’affetto, io vinta cedo.
 Ma poiché a te non lice
 discoprirti, o desio,
 e d’amar ti compiaci,
95ama, rifletti e taci.
 
    Se io potessi al caro bene
 le mie pene
 sol ridire ed altro no.
 
    Non si può,
100che il cor mio cieco dio
 con le labbra mi legò. (Qui s’apre da tutti due i lati il gran padiglione, nel cui mezzo si vede un regio trono sontuosamente alla persiana addobbato)
 
 SCENA V
 
 ARTASERSE, TEMISTOCLE da varie parti, poi CAMBISE, ARSACE di guardia
 
 ARTASERSE
 Temistocle, ecco il giorno, in cui le prove
 avrai de l’amor nostro. A la tua gloria,
 al tuo merto le devi. Anche nemica,
105la tua virtù ci piacque.
 Sino d’allor bramai
 al mio suddito regno
 un braccio così forte e al tuo simile.
 L’ingiusta Grecia alfine
110nostro ti rese. Aperto
 qui trovasti un asilo. Ei sia tuo regno;
 tua patria ei sia. Vieni, o gran duce, e prendi,
 sempre mio vincitore,
 ne le braccia, che t’apro, anche il mio core. (Lo abbraccia)
 CAMBISE
115(Fremo insieme di rabbia e di livore).
 TEMISTOCLE
 Gran re, quando a’ tuoi doni
 porrai confine? O quando
 il rossor mi torrai d’esserti ingrato?
 Esule, errante e greco,
120e per legge e per sangue a te nemico,
 nel tuo soglio ti trovo
 re, difensor, benefattore, amico.
 A tal prezzo amar deggio i mali miei;
 ed in varia fortuna,
125s’io misero non era, ora il sarei.
 ARTASERSE
 Tutto a te deggio.
 TEMISTOCLE
                                   E tutto attendi.
 CAMBISE
                                                                 (Oh dei!)
 TEMISTOCLE
 
    Spargerò tutto il mio sangue
 a un tuo cenno e morirò.
 
    E per te cadendo esangue,
130non poter per la tua gloria
 più morir, mi attristerò.
 
 ARTASERSE
 Arsace.
 ARSACE
                 Sire.
 ARTASERSE
                             Il greco
 venga.
 ARSACE
                Non lungi il regal cenno attende.
 ARTASERSE
 Udrem ciò ch’ei desia.
 CAMBISE
                                            (Spero vicende). (Artaserse va a sedere sul trono. Entra poscia Clearco accompagnato da Arsace, presenta le lettere di credenza, dopo aversi inchinato al re, e poi si ritira alquanto in disparte)
 
 SCENA VI
 
 CLEARCO, ARSACE e li sudetti
 
 TEMISTOCLE
135(Che veggio?)
 CLEARCO
                             (Oh numi!)
 TEMISTOCLE
                                                     (Ambasciador Clearco?)
 CLEARCO
 (Temistocle presente?)
 CAMBISE
                                             (E quegli e questi
 sembra in vista turbato).
 CLEARCO
 (Infelice amor mio, sei disperato).
 ARTASERSE
 Parla; già lessi.
 CLEARCO
                               (Oh dio!)
140Re, non è tal l’arcano
 che noto a tutti...
 ARTASERSE
                                  Parla,
 qualunque ei sia. S’è giusto,
 non ne arrossir. S’ei mi vuol reo, già puoi
 per me coprirlo entro un oblio profondo.
145Ciò che ascolta Artaserse, oda anco il mondo.
 CLEARCO
 Parlisi pur.
 TEMISTOCLE
                        (Che fia?)
 CLEARCO
 O de’ Medi, o de’ Persi
 monarca invitto, il cui destin minore
 è sol de la tua fama e del tuo core,
150a te la Grecia, a te Micene e Sparta
 e più d’ogn’altra Atene,
 per me, suo figlio e messaggier verace,
 in brevi accenti invia salute e pace.
 Brama che agli odi antichi
155si dia fin, non che tregua. Efeso e Rodi
 sien tue; sia tua la Tracia e tua l’Eubea,
 non poca parte e a’ Persi
 non facile conquista. Ella ti chiede
 in Temistocle solo,
160tuo prima, or suo nemico,
 il prezzo a tanti regni. Ama ed accetta
 un ben ch’è tua grandezza e tua vendetta
 ARTASERSE
 Dicesti?
 CLEARCO
                   Dissi.
 ARTASERSE
                                Anzi che cada il giorno,
 ciò che io risolva udrai.
 CAMBISE
165(Dubbia è l’alma real).
 TEMISTOCLE
                                            (Che intesi mai!)
 ARTASERSE
 Arsace.
 ARSACE
                 Sire.
 ARTASERSE
                             A me qui reca il grave
 scettro guerriero e ’l militare ammanto. (Arsace parte)
 TEMISTOCLE
 (O patria ingrata!)
 CLEARCO
                                     (Io tengo appena il pianto). (Ritorna Arsace, seguito da un paggio che sostiene un bacino col bastone da guerra e colla porpora militare)
 ARSACE
 Ecco l’ostro e lo scettro.
 ARTASERSE
170Duci, soldati, ad alte imprese e degne
 de la vostra virtù, de’ nostri voti,
 vi ha raccolti un mio cenno.
 È già tempo che al moto
 si dia l’impulso e ch’io vi nomi il duce,
175alma di sì gran corpo. Io tal l’ho scelto,
 qual mai l’Asia non l’ebbe,
 tal che può ad ogni lido
 portar le leggi, ove già stese il grido.
 CAMBISE
 Basta, perché sia grande,
180che sia tua scielta.
 ARSACE
                                    Ei tutta
 la sua grandezza al tuo giudizio ascriva.
 TUTTI
 Viva, Artaserse, viva.
 ARTASERSE
 T’avvicina, Cambise.
 CAMBISE
                                         Io, sire!
 ARTASERSE
                                                          E l’ostro
 tu prendi.
 CAMBISE
                      (O me felice!)
 ARTASERSE
                                                  A te si deve,
185a te, del nostro affetto
 primo e nobile oggetto.
 CAMBISE
 Troppo mi onori.
 ARTASERSE
                                  E di tua man lo addatta
 a l’eroe de la Grecia,
 a l’invitto Temistocle.
 CLEARCO
                                          (Che sento!)
 CAMBISE
190(O vana speme!)
 TEMISTOCLE
                                  (O non atteso evento!) (Cambise prende dal bacino la porpora militare e la pone addosso a Temistocle)
 ARTASERSE
 Mi si porga lo scettro. Or tu, gran duce,
 ti accosta al regal trono;
 e questo or da me prendi
 tributo al tuo valor, più che mio dono. (Arsace col bacino ascende alla sinistra del trono e porge ad Artaserse lo scettro; Temistocle vi ascende poi dalla destra ed Artaserse li porge lo scettro. Suonano fra tanto le trombe militari in segno di applauso. Temistocle in prenderlo bacia la mano al re)
 ARSACE
195(Confuso io miro).
 CAMBISE
                                     (E disperato io sono).
 TEMISTOCLE
 Signor, se a’ tuoi favori e se a’ miei voti
 fieno uguali i trionfi,
 io tuo duce, io tuo servo, oltre i confini
 de le terre e de’ mari,
200porterò le tue leggi e i tuoi destini. (Artaserse scende dal trono)
 ARTASERSE
 
    Del mio diadema il pondo
 tutto riposa in te.
 
    Con vario nome e gloria
 io darò leggi a mondo;
205tu darai legge al re.
 
 SCENA VII
 
 TEMISTOCLE, CLEARCO
 
 TEMISTOCLE
 Clearco... Ah no, dir volli amico; e ’l tacqui,
 per risparmiarti ancora
 un rossor ch’è tormento.
 CLEARCO
                                               (Il duol m’accora).
 TEMISTOCLE
 Ciò che udii, ciò che vidi
210è possibile mai? Ch’esule io sia
 ad Atene non basta?
 CLEARCO
                                        A lei non basta.
 TEMISTOCLE
 Mi vuol fuor del suo seno?
 Fuor de la Grecia? E ancor del mondo?
 CLEARCO
                                                                         Il vuole.
 TEMISTOCLE
 Per me libera e salva,
215odia tanto quel sangue,
 la cui gran parte e la miglior per essa
 dal sen versai, debole ancora e vuoto?
 E sarò da’ miei mali
 e dal suo disonor reso più noto?
 CLEARCO
220Tanto la patria chiede.
 TEMISTOCLE
 A me dilla nemica, a me matrigna.
 E tu, Clearco, il solo
 che, fra quanti mi diede
 e mi tolse fortuna, infidi amici,
225mi lusingai costante,
 tu a la figlia Eraclea scielto in consorte,
 tu pur vuoi la mia morte.
 CLEARCO
 Non più, signore. Il duro uffizio adempio
 con quel duol che conviene
230a una antica amicizia, a un forte amore;
 servo insieme a la patria ed al mio core.
 TEMISTOCLE
 E ’l crederò?
 CLEARCO
                          Dammi le braccia e senti
 qual cor ti serbi.
 TEMISTOCLE
                                 O stelle... (Abbracciandosi)
 
    Se un amico a me rendete,
235meco ingiuste più non siete.
 
 SCENA VIII
 
 ERACLEA e detti
 
 ERACLEA
 E a me porgi un amplesso.
 TEMISTOCLE
 Figlia.
 ERACLEA
               Padre.
 TEMISTOCLE
                              Eraclea, tu qui nel campo?
 CLEARCO
 (Al chiaror di quegli occhi ardo ed avvampo).
 ERACLEA
 Artaserse l’impose.
240Lieta de’ tuoi contenti, io qui precedo
 Palmide che pur viene.
 TEMISTOCLE
 Palmide ancora?
 ERACLEA
                                  E qui t’abbraccio.
 TEMISTOCLE
                                                                    (Oh dio!
 Tu resisti, cor mio,
 meglio a l’empio destin che a quei bei lumi).
 CLEARCO
245(Cara fiamma del cor, piaci e consumi).
 
 SCENA IX
 
 ARSACE e i detti
 
 ARSACE
 Duce, ti attende al campo
 il militare applauso.
 TEMISTOCLE
                                        Eccomi, Arsace. (Arsace si ritira)
 Figlia, col tuo amator lieta rimanti.
 ERACLEA
 Tu sei sol l’amor mio.
 CLEARCO
250Quanto ti deggio!
 TEMISTOCLE
                                   Il so per prova anch’io.
 
    Ho pietà d’un core amante,
 perché bramo anch’io pietà.
 
    Quanti nodi e quanti ardori
 stringa e desti un bel sembiante,
255preso ed arso, il cor lo sa.
 
 SCENA X
 
 ERACLEA e CLEARCO
 
 CLEARCO
 Ecco, bella Eraclea, che a te ritorna (Eraclea non lo mira)
 Clearco, a farti fede
 del duol passato e del piacer presente.
 Basta che tu ’l confermi,
260seren volgendo il vago ciglio ond’ardo;
 dammi, bella Eraclea, dammi uno sguardo.
 ERACLEA
 Chi sei?
 CLEARCO
                   Qual sono? Orma non tiene il viso
 de l’esser suo primier?
 ERACLEA
                                             Non ti ravviso. (Lo guarda)
 CLEARCO
 Non ravvisi Clearco?
 ERACLEA
265Né mi sovvien qual sia.
 CLEARCO
                                             Quel che in Atene
 ti amò? Quel che tu amasti?
 ERACLEA
 Colà piacqui a un Clearco;
 ei piacque agli occhi miei.
 CLEARCO
 Quel che tuo sposo?...
 ERACLEA
                                          È vero,
270esser dovea.
 CLEARCO
                          Ma quel...
 ERACLEA
                                               Quel tu non sei.
 CLEARCO
 Come?
 ERACLEA
                 Era amico al padre
 il Clearco di Atene;
 il Clearco di Persia è suo nemico.
 Quel ne amava la gloria;
275questi n’odia la vita. Egli a me fido
 volea ciò che io volea. Questi empio e fello...
 CLEARCO
 Lascia ch’io parli e poi...
 ERACLEA
                                               No, non sei quello.
 
    Quello non sei,
 sì caro oggetto
280degli occhi miei.
 Tel dice il labbro
 (ma non il cor).
 
    Quegli fedele
 mi amò nel padre;
285ma tu crudele,
 vuoi darmi morte
 nel genitor.
 
 SCENA XI
 
 CLEARCO solo
 
 CLEARCO
 Hai ragione, Eraclea. Non son Clearco;
 son di me stesso un’ombra.
290Or che son tuo rifiuto,
 ho l’alma, il core e l’esser mio perduto.
 
    Fuggi chi ti vuol morto;
 tornami, o core, in sen;
 meco avrai pace.
 
295   Ma par che trovi il porto
 nel suo naufragio il cor.
 Lo chiamo e ’l traditor
 mi sente e tace.
 
    Non cura il mio dolor
300e ’l suo gli piace. (Qui si chiude il padiglione come prima)
 
 Segue il ballo di soldati persiani.
 
 Fine dell’atto primo