Faramondo, Venezia, Nicolini, 1699

 ATTO SECONDO
 
 Vasta pianura con veduta di città in lontano.
 
 SCENA PRIMA
 
 GUSTAVO, ROSIMONDA e CHILDERICO
 
 GUSTAVO
 Quanti perigli hai corsi
570d’alor che ti lasciai. Meco nel campo,
 figlia, se’ più sicura, io più contento.
 ROSIMONDA
 Signor, dacché t’abbraccio,
 le stelle assolvo e i mali miei non sento.
 GUSTAVO
 La tua beltade a’ colpi
575darà più lena. Esser dovrai tu moglie
 a chi di Faramondo
 m’offrirà il capo.
 ROSIMONDA
                                  Infauste nozze.
 CHILDERICO
                                                                E prive
 de l’assenso de’ numi.
 GUSTAVO
                                           Han quel d’Averno,
 quel di Gustavo. A confermarle il core
580disponi, figlia.
 CHILDERICO
                              (O iniqua legge!)
 ROSIMONDA
                                                                (O amore!)
 
 SCENA II
 
 TEOBALDO, poi GERNANDO e detti
 
 TEOBALDO
 Quegli che a te sen viene,
 sire, è Gernando.
 GUSTAVO
                                   Il re de’ Svevi?
 TEOBALDO
                                                                 A sdegno
 non ti mova un tal nome.
 Giovi udir ciò ch’ei chiede.
 GUSTAVO
585Venga; benché nemico, io l’assicuro
 su l’onor mio, su la real mia fede.
 GERNANDO
 Signor, cessi una volta
 l’odio tra noi. Tutto del franco a’ danni
 s’armi più giusto. Egli del par ci ha offesi,
590te nel seno del figlio,
 me ne l’amor. Dobbiam punirlo entrambi,
 tu perché fu crudele, io perché infido.
 Per la comun vendetta
 io qui vengo ad offrirti e vita e regno.
 GUSTAVO
595Lo gradisco; e que’ nodi,
 che già sciolse l’amor, stringa lo sdegno.
 CHILDERICO
 (Empia amistade!)
 ROSIMONDA
                                      (Barbaro disegno!)
 GUSTAVO
 Dal tuo valor, Gernando, il capo attendo
 del franco re.
 GERNANDO
                           L’avrai.
 GUSTAVO
600Qual ne fia ’l prezzo, in Rosimonda il sai.
 Ciò che approva Gustavo,
 Rosimonda non sdegni.
 ROSIMONDA
 Seguirò il mio destin.
 GUSTAVO
                                          Gernando, addio.
 Sta nel tuo brando il tuo riposo e ’l mio.
 
 SCENA III
 
 ROSIMONDA, GERNANDO, TEOBALDO e CHILDERICO
 
 GERNANDO
605Principessa, a’ tuoi lumi
 tu devi il mio disegno. Io cerco in essi
 la conferma de l’opra.
 ROSIMONDA
                                          Empio, e lo credi?
 TEOBALDO
 Gustavo i voti approva.
 ROSIMONDA
 Rosimonda i detesta.
 GERNANDO
                                         In Faramondo
610tutto impiega il tuo sdegno.
 ROSIMONDA
 Odio lui per destino; e tu nemico
 per genio mio, per colpa tua mi sei.
 Mi pongono in un giusto
 abbominio te il cor, quello gli dei.
 GERNANDO
615Men crudele i’ ti spero, alor che tronco
 di Faramondo il capo
 verrò ad offrirti; e di quel sangue a vista...
 ROSIMONDA
 Va’, perfido, e v’immergi
 tu stesso il ferro. A satollar lo sguardo
620vanne in quel cor, cui tanto devi, ingrato.
 Nel piagarlo ti scorda
 che per lui vivi. Il real capo attendo
 più da la tua impietà che dal tuo brando.
 Sai qual premio ne avrai?
625Io vorrò, dopo il suo, quel di Gernando.
 
    Nemico non ti temo;
 amico non ti voglio;
 e t’odio amante.
 
    Autor del mio cordoglio,
630rifiuto i doni tuoi;
 amami quanto vuoi,
 sarò costante.
 
 SCENA IV
 
 GERNANDO, TEOBALDO e CHILDERICO
 
 TEOBALDO
 Gran re, dal tuo pensier non ti rimova
 l’ira di Rosimonda.
635Segui a compirlo e sarà tua.
 GERNANDO
                                                     Teobaldo,
 Rosimonda mi sdegni,
 me la nieghi Gustavo, il mondo, il cielo
 mi abborrisca nel colpo, io non mi pento.
 Mora pur Faramondo e son contento.
 CHILDERICO
640(Empio!)
 TEOBALDO
                     M’avrai ne l’opra
 non inutil compagno.
 GERNANDO
                                          E tal t’abbraccio.
 CHILDERICO
 (Tant’odio anche nel padre!)
 GERNANDO
 Serba, o ciel, la vendetta al nostro braccio.
 
    Riposo e calma
645si cerchi al cor,
 pria ne lo sdegno,
 poi ne l’amor.
 
 Talvolta amando
 la gode un’alma;
650ma invan la chiede
 nel suo furor.
 
 SCENA V
 
 TEOBALDO e CHILDERICO
 
 CHILDERICO
 Padre, in che Faramondo
 t’offese mai?
 TEOBALDO
                           Nel dar la morte a Sveno
 quest’alma anche trafisse.
 CHILDERICO
                                                  A lui d’un figlio
655tu pur devi la vita.
 TEOBALDO
                                     Io?
 CHILDERICO
                                              Già vicino,
 sotto a l’armi de’ Franchi
 era a cader. Di Faramondo il cenno
 col sottrarmi al periglio
 a te un figlio serbò.
 TEOBALDO
                                      No, Childerico,
660egli m’ha ucciso e non serbato un figlio.
 
 SCENA VI
 
 CHILDERICO
 
 CHILDERICO
 Che? Desio di vendetta
 ti fa scordar che mi se’ padre! E rompe
 le leggi di natura un cieco sdegno!
 Quant’odio, Faramondo, arma a’ tuoi danni
665l’ombra di Sveno estinto!
 Non ti doler. D’ogn’altro
 più quel di Rosimonda
 era a temer; l’hai disarmato e vinto.
 
    Entro a quel sen per te,
670con armi di pietà
 amor combatterà.
 
 E a non esser sì spietato
 anche il fato
 dal suo esempio apprenderà.
 
 Parte di giardino reale con gabinetto di verdura, contiguo alle stanze di Rosimonda.
 
 SCENA VII
 
 CLOTILDE, poi FARAMONDO
 
 CLOTILDE
675Date luoco, o spaventi.
 Dolci affetti gioite.
 Faramondo è pur salvo; e al caro Adolfo
 devo sì bella vita.
 FARAMONDO
                                   E quella vita,
 che Adolfo mi salvò, poco mi è cara,
680se l’odia Rosimonda.
 CLOTILDE
                                         È sogno o inganno?
 Faramondo, signor...
 FARAMONDO
                                         Cessa, Clotilde,
 dal tuo stupor.
 CLOTILDE
                              Ma come! Tu fra’ Cimbri?
 Nel campo di Gustavo! In braccio a morte
 solo, o dio, chi ti guida?
 FARAMONDO
                                              Amore e sorte.
 CLOTILDE
685Deh fuggi.
 FARAMONDO
                       Eh non opporti.
 Questa vita mi chiede
 l’odio di Rosimonda.
 CLOTILDE
                                         E per placarla
 mancan forse altre vie? Dal ciel le attendi
 più opportune e dal tempo.
 FARAMONDO
                                                    A lei nemico
690viver non posso; e di vederla ancora
 sol bramo, anzi che mora.
 Questo solo desio per calli ignoti
 quivi mi trasse. Io vo’ morirle a’ piedi.
 Clotilde, ah, se tu m’ami,
695ecco il tempo, ecco il loco; a’ voti arridi.
 CLOTILDE
 O troppo ne’ tuoi mali anima invitta,
 fra que’ mirti ti ascondi. A noi fra poco
 la tua bella nemica
 verrà.
 FARAMONDO
               Dolce speranza, ancor ti sento;
700diamle fede, mio cor. Morrai contento.
 
    Consolati, mio cor.
 Quegli occhi hai da mirar
 che t’han piagato.
 
    Se morendo i puoi placar,
705né più t’è crudo amor
 né ingiusto il fato.
 
 SCENA VIII
 
 CLOTILDE e ROSIMONDA
 
 ROSIMONDA
 Benché di Faramondo
 m’abbia il braccio fatal tolto un germano,
 qui non vengo, Clotilde, a te nemica.
710Duolmi che avverso fato
 tal mi renda anche a lui; né possa almeno
 rendergli in te la libertà ch’io n’ebbi.
 CLOTILDE
 De’ casi miei cura ne prenda il cielo.
 Sol quei di Faramondo
715mi fan pietà. Ne l’odio tuo lo piango.
 Morrà, se morto il vuoi;
 e pende il suo destin dagli occhi tuoi.
 ROSIMONDA
 Clotilde, se al mio core
 chiedo la morte sua, non la paventi.
720Se la chiedo al mio fato,
 se a l’onor mio, che posso dir? Crudele
 mi vuole un giuramento, il padre e Sveno.
 Salvo il vorrei né posso.
 CLOTILDE
                                              E s’ei perdono
 qui ti chiedesse?
 ROSIMONDA
                                  Ah non tentarmi.
 CLOTILDE
                                                                    Avresti
725sì fiero cor?
 ROSIMONDA
                         «Morir tu devi» alora
 io gli direi ma sospirando.
 
 SCENA IX
 
 FARAMONDO e dette
 
 FARAMONDO
                                                   E mora.
 ROSIMONDA
 Aimè! Desso egli è forse?
 CLOTILDE
 (In qual rischio il compiango!)
 ROSIMONDA
 (È possibile mai...)
 FARAMONDO
                                      Sì, tu mi vedi,
730principessa, a’ tuoi piedi.
 Se nieghi fede al guardo, orché diverso
 da qual pria mi vedesti a te ritorno,
 credilo, Rosimonda,
 a quel dolor che sul mio volto impresso
735quasi ignoto mi rende anche a me stesso.
 ROSIMONDA
 Misero! E qual tuo fato
 qui ti guida a morir? Qui dove ogn’alma,
 ogni ferro, ogni voto
 congiura a la tua morte,
740a che vieni? Che vuoi?
 FARAMONDO
 A cercar questa morte a’ piedi tuoi.
 CLOTILDE
 Frenar chi puote il pianto?
 ROSIMONDA
 A me chiedi la morte?
 FARAMONDO
                                           Eccoti il capo
 che vuoi reciso. Eccoti il sen che aperto
745brami a mille ferite.
 Qui vi ricerca il core, unica sede
 di quest’alma infelice, e lo trafiggi.
 Eccoti il ferro stesso
 reo del sangue fraterno e qui lo immergi.
750Tanti popoli invano e tante spade
 s’armano a’ danni miei. Tu sola basti
 a compir la mia morte.
 Già d’allor che ti vidi, assai più fiera
 l’han co’ dardi che scocchi,
755nel mio sen principiata i tuoi begli occhi.
 CLOTILDE
 (Che mai dirà?)
 ROSIMONDA
                                 (Sento mancarmi il core
 fra pietade ed onore.
 Vendicarmi non posso.
 Perdonargli non devo.
760Che farò? Che risolvo?) Ah Faramondo,
 qual duro passo è questo in cui mi getti?
 Un regno tu m’hai reso,
 libertà tu m’hai data;
 ma un fratel m’hai trafitto. Aimè! Può farmi
765un perdono spergiura e un colpo ingrata.
 Ma poiché te infelice e me crudele
 brami in onta del cor, sì, tu morrai.
 
 SCENA X
 
 TEOBALDO con ferro alla mano e detti
 
 TEOBALDO
 E dal mio ferro or questa morte avrai.
 ROSIMONDA
 Aimè!
 CLOTILDE
               Ferma, spietato.
 FARAMONDO
770O qualunque tu sia, vieni e m’uccidi.
 Non difendo una vita
 ch’è in odio a Rosimonda e ch’io detesto.
 TEOBALDO
 Sì, mori, iniquo; il fatal colpo è questo.
 ROSIMONDA
 Ferma, Teobaldo; io tel comando, io figlia
775del tuo sovran, tua principessa. Avverti
 che a la tua man non lice
 pria del cenno real sugli occhi miei
 dar morte a Faramondo.
 Non opporti e ubbidisci.
 TEOBALDO
                                               Aspro divieto.
 CLOTILDE
780L’alma respira.
 TEOBALDO
                               Ubbidirò. Ti serba
 a supplizio più infame il tuo destino.
 Dammi quel brando.
 FARAMONDO
                                         A ignobil man non cede
 Faramondo il suo ferro.
 Eccolo, Rosimonda, a’ piedi tuoi.
 
 SCENA XI
 
 CHILDERICO e i detti
 
 CHILDERICO
785Che oggetto è questi?
 ROSIMONDA
                                          Arrivi,
 Childerico, opportuno. Il re de’ Franchi
 commetto a la tua fede.
 Nel mio soggiorno il custodisci; e a tutti,
 fuorché al padre Gustavo,
790ne divieta l’ingresso.
 CHILDERICO
 Avrò ne l’alma il real cenno impresso.
 TEOBALDO
 Si avvisi il re. Crudel nemico, addio.
 Servirà il breve indugio
 solo a farti morir per via più atroce.
795Vendetta, che sia tarda, è più feroce.
 
 SCENA XII
 
 FARAMONDO, ROSIMONDA, CLOTILDE e CHILDERICO
 
 FARAMONDO
 Rosimonda, ecco alfine
 paghi i tuoi voti e i miei. Son presso a morte;
 né me ne duol. Ti prego sol che in essa
 il tuo sdegno si acheti
800né venga ad agitarmi oltre la tomba.
 La tua pietà mi serbi
 l’infelice Clotilde e in lei sol ama
 Faramondo innocente.
 Questa vittima sola
805giurasti a’ bassi numi;
 né ti chiede di più l’ombra di Sveno.
 ROSIMONDA
 (Ah che se più l’ascolto il cor vien meno).
 Childerico, ove imposi,
 lo guida. Faramondo,
810vanne.
 FARAMONDO
                Clotilde, Rosimonda, addio.
 CLOTILDE
 Crudel partenza!
 CHILDERICO
                                  Empio destino e rio!
 FARAMONDO
 
    A te do l’ultimo amplesso (A Clotilde)
 e in partir l’ultimo sguardo (A Rosimonda)
 chiedo a te, volto amoroso.
 
815   Crudo il porgi o pur pietoso,
 ei sarà del mio destino
 sol diletto e sol riposo.
 
 SCENA XIII
 
 ROSIMONDA e CLOTILDE
 
 CLOTILDE
 Rosimonda, il suo duolo
 non basta a soddisfarti? Ah tua vendetta
820sia ’l poter farla.
 ROSIMONDA
                                 A che me preghi? Il padre
 s’è da placar, tu ’l puoi, Clotilde.
 CLOTILDE
                                                            Io vado.
 A’ piedi di Gustavo
 tenterò quanto possa
 tenerezza ed affetto.
825Pregherò; piagnerò; per l’altrui vita
 darò la mia, darò l’amor, quand’altro
 non mi resti ad offrir. Mio caro Adolfo,
 il destin, non il cor mi fa infedele;
 e per troppa pietade
830a te sono spergiura e a me crudele.
 
    A’ piè d’un re spietato
 andiam, mio cor.
 
    Se trovi crudeltà,
 piangi il tuo fato.
835Ma se ottieni pietà,
 piangi il tuo amor.
 
 SCENA XIV
 
 ROSIMONDA
 
 ROSIMONDA
 Faramondo è in periglio;
 che far si dee? Salvarlo? Onor mel vieta.
 Ma lasciarlo morir, mel vieta amore.
840Scegli de’ mali almeno,
 Rosimonda, il men fiero e rendi ommai
 o vita a Faramondo o pace a Sveno.
 
    Da lo sdegno e da l’amore
 agitata, tormentata,
845non ho pace, consiglio non ho.
 
    Dar perdono più non lice;
 far vendetta più non si può.
 Se punisco, sarò infelice;
 se perdono, spergiura sarò.
 
 Quartieri di soldati.
 
 SCENA XV
 
 GUSTAVO con guardie e poi ADOLFO
 
 GUSTAVO
850Faramondo è in catene e morir deve.
 Degna d’atto sì illustre
 s’apra la scena; e mole tal s’innalzi
 che Svevi, Cimbri, i numi stessi e i cieli
 obblighi spettatori.
 ADOLFO
855Benché reo, pur tuo figlio,
 mio re, mio padre, a te ritorno.
 GUSTAVO
                                                           E torni
 in onta del divieto?
 Esequisti la legge? O riedi forse
 per formar del tuo petto ancor riparo
860al prigionier nemico?
 ADOLFO
 Faramondo cattivo?
 GUSTAVO
 Questa volta le trame
 cadranno a vuoto; e di tua colpa ommai
 e padre e re vendicator m’avrai.
 ADOLFO
865La mano ond’egli parte
 caro mi rende il colpo.
 GUSTAVO
                                           Or farem prova
 di tua virtù. Tra’ ferri
 s’incateni il fellon. Sia questo il primo
 gastigo al suo delitto. E che? Sì lenti
870esequite il commando?
 ADOLFO
                                             Il regio sangue
 ad insultar destra vassalla ancora
 non principi in Adolfo.
 Di ministri o custodi
 non v’è d’uopo, o signor. Mi vuoi fra’ ceppi?
875Aspettarli è altrui colpa;
 fuggirli è mia viltà.
 GUSTAVO
                                      Ne le mie tende
 sia custodito.
 ADOLFO
                           Io vi precedo. Andiamo.
 GUSTAVO
 Va’ pur, che per punirti
 mi scorderò d’esserti padre.
 ADOLFO
                                                      E a vista
880del più atroce periglio
 sempre a me sovverrà che son tuo figlio.
 
    Se a’ piè ti morirò,
 la destra bacierò
 che mi dà morte.
 
885   Sia fiero il tuo rigor,
 l’affetto del mio cor
 sarà più forte.
 
 SCENA XVI
 
 CLOTILDE e GUSTAVO
 
 CLOTILDE
 Gustavo, alfin tu vedi
 lagrimosa Clotilde e qual poc’anzi
890la bramasti a’ tuoi piedi.
 Signor, pria che gli esponga,
 tu intendi i voti. Io ne l’altrui ti chiedo
 o la mia vita o la mia morte. O salvo
 dammi il fratello o in me l’uccidi ancora.
895Se m’ami, ah come puoi
 condannar Faramondo e amar Clotilde?
 Ti vo’ più giusto. Estingui
 tutto l’amore o tutto l’odio; e sia
 per tuo, per mio riposo,
900men crudele il tuo core o men pietoso.
 GUSTAVO
 Clotilde, ancor ben noti
 non hai tutti i tuoi mali. Adolfo è avvinto
 non men che Faramondo.
 Due vittime son queste
905egualmente a te care.
 L’un t’è fratel, l’altro t’è amante; e parla
 nel tuo tenero core
 per quel natura e a pro di questo amore.
 CLOTILDE
 È ver, m’è caro Adolfo
910e in me accresce i timori il suo periglio.
 Ma alfin tu gli se’ padre ed ei t’è figlio.
 GUSTAVO
 Non t’adular, Clotilde.
 No, denno ambi morir. Sveno mi chiede
 di chi l’uccise il sangue.
915Questo i’ giurai; né puote
 rivocarsi il decreto.
 Ne la vita di Adolfo
 posso usarti pietà. Se salvo il brami,
 Clotilde, odi la legge: i’ ti vo’ mia.
920Dammi fede di sposa e salvo e’ fia.
 CLOTILDE
 Che la destra i’ ti stringa, alor che calda
 fia del sangue fraterno?
 No, tiranno crudel. Se Faramondo
 deve morir, mora anche Adolfo; io l’amo
925ma abborrir saprò il figlio
 nel delitto del padre. Adolfo mora;
 il duol de la sua morte
 sarà tua pena e mia vendetta ancora.
 GUSTAVO
 Qui se le guidi Adolfo. In questi primi
930impeti del dolor mal si conosce
 il più sano consiglio. Addio, Clotilde.
 Se di quanto hai più caro
 perdi una parte, l’altra,
 che salvar puoi, non trascurar. Più giusta,
935il tuo e ’l mio cor da l’esser empio assolvi.
 Qui vinca i tuoi rigori
 la vista del tuo amor. Pensa e risolvi.
 
 SCENA XVII
 
 ADOLFO e CLOTILDE
 
 ADOLFO
 Pensa, amabil Clotilde,
 ma risolvi in mio pro.
 CLOTILDE
                                           Mio caro Adolfo,
940l’iniqua legge udisti?
 ADOLFO
 L’udii; né i rischi miei
 fecermi orror. La tua pietà temei.
 CLOTILDE
 Dolce mio ben, perdona.
 I tuoi ceppi, i tuoi mali
945sol per me tu sostieni. In tal periglio
 ti gettò l’amor mio. Posso salvarti
 e lo dovrei. Pur quella,
 quella son io che ti condanno; e sento
 che l’orror di tua morte
950non è a quest’alma il più crudel spavento.
 ADOLFO
 Io peria, se a tal prezzo
 tu mi salvavi. In te quest’alma ho viva;
 e in te la perdo, o cara.
 Lascia pur che quest’occhi
955io chiuda col piacer de la tua fede,
 con l’onor del tuo affetto.
 Nega altrui quella destra
 che mia sperai. Morrò contento e solo
 avrò duol che ’l mio sangue a trar non basti
960Faramondo di rischio e te di affanno.
 CLOTILDE
 Resisti, anima mia.
 ADOLFO
 Pur chi sa che morendo
 non ti plachi gli dei? Ma se altrimenti
 stabilito han lassù, cara ti sia
965la rimembranza mia.
 Né abborrir, te ne prego,
 figlio innocente in genitor tiranno.
 CLOTILDE
 A tal segno tu m’ami?
 Ed io son la crudel che ti condanno?
 ADOLFO
970Clotilde, addio. Tu piangi e perch’è figlio
 d’amor temo il tuo pianto.
 Il vedermi ti affligge e forse in seno
 t’ispira una pietà per me funesta.
 Addio, Clotilde. Adolfo
975qui per l’ultima volta
 una morte che il salva in don ti chiede.
 Se la vita gli dai, questa è tua colpa.
 Ma se ’l lasci morir, questa è tua fede.
 
    Ho due vite ma cara e gradita
980m’è sol quella che vien dal tuo amor.
 
    Poiché tor mi si deve una vita,
 morir lascia la parte più vile
 e in te serba la parte miglior.
 
 SCENA XVIII
 
 CLOTILDE
 
 CLOTILDE
 Empia Clotilde! Egli va a morte; e posso
985io troncargli que’ nodi,
 io sospender quel colpo e pur l’affretto?
 Ah no; si salvi Adolfo;
 non abbia amor sì puro
 ricompensa sì ingiusta.
990Si ritorni a Gustavo,
 al suo amor si prometta...
 Ma che? Fede ad un empio? A chi mi niega
 la vita d’un fratello e in lui m’uccide?
 Eh dopo Faramondo,
995mora Adolfo e Clotilde; e si punisca
 quell’alma iniqua e ria
 con la morte d’un figlio e con la mia.
 
    Si punisca l’empio sì
 né la vita... O dio! Di chi?
1000D’un suo figlio? Ah ch’ io l’adoro
 
    e darei col vendicarmi
 più fomento al mio martoro.
 
 Qui segue ballo di soldati.
 
 Palagio delizioso, contiguo alle tende di Gustavo, che serve di stanza a Rosimonda e di prigione a Faramondo.
 
 SCENA XIX
 
 GERNANDO e TEOBALDO
 
 TEOBALDO
 Il rapir Rosimonda, il far Gustavo
 prigionier nel suo campo
1005ardua impresa è, signor.
 GERNANDO
                                               Darà le forze
 chi m’ispira il disegno.
 TEOBALDO
 Ma più facil sentier ti s’apre, o sire,
 per ottener ciò ch’ami.
 GERNANDO
                                            E quale?
 TEOBALDO
                                                               Il capo
 del rival Faramondo.
 GERNANDO
                                         In quelle soglie
1010v’ha chi ’l difende.
 TEOBALDO
                                     E n’è custode il figlio.
 T’accingi al fatal colpo. Ad un mio cenno
 ei libero l’ingresso
 ti lascierà.
 GERNANDO
                      Cor mio, ti sveglia a l’ire.
 TEOBALDO
 Eccol. Già lieto sei. Nulla si niega
1015a re che chiede, a genitor che prega.
 
 SCENA XX
 
 CHILDERICO e li suddetti
 
 GERNANDO
 Childerico.
 CHILDERICO
                        Gran re.
 GERNANDO
                                          Favor ti chiedo,
 che se ’l nieghi, è mia pena,
 se lo concedi, è tua fortuna.
 CHILDERICO
                                                    A l’alma
 fia la gloria de l’opra alta mercede.
1020Parla, o signor.
 GERNANDO
                              L’ingresso
 al rival Faramondo un re ti chiede.
 CHILDERICO
 Sire, di Rosimonda
 servo a le leggi. A custodir m’ha dato
 ella il re franco ed ora
1025un suo divieto a te ne chiude il varco.
 GERNANDO
 Childerico, rammenta
 cui compiacer ricusi. Onta è un rifiuto
 né sono avvezzi a tollerarne i regi.
 CHILDERICO
 Mi si può tor la vita,
1030non mai l’onor. Temo chi è re; ma temo
 più l’infamia del nome.
 E se impegno di fé, zelo di onore
 fa che ti nieghi, alto monarca, un dono,
 la cagion del rifiuto
1035più merita il tuo amor che il tuo perdono.
 GERNANDO
 Non lo sperar. Questo mio braccio...
 TEOBALDO
                                                                   Acheta,
 sire, il giusto tuo sdegno.
 Sol col figlio mi lascia. Otterrà il padre
 ciò che il re non ottenne.
 GERNANDO
1040Sì, Teobaldo. Usa ogn’arte, ogni consiglio,
 perché non sia a Gernando
 amico il padre ed inimico il figlio.
 
    Se non paventi
 d’un re ’l furor,
1045hai poco ingegno
 ma troppo cor.
 
    Può sfortunato
 farti il suo sdegno
 ma può beato
1050farti il suo amor.
 
 SCENA XXI
 
 TEOBALDO e CHILDERICO
 
 TEOBALDO
 Childerico, la morte
 già si prepara a Faramondo. Il danna
 inevitabil legge.
 Tu a che ’l difendi?
 CHILDERICO
                                      A Rosimonda io servo.
 TEOBALDO
1055Padre ti son.
 CHILDERICO
                          Né cosa
 da me vorrai che me ne renda indegno.
 TEOBALDO
 Nel furor di Gernando
 temo il tuo rischio.
 CHILDERICO
                                     Io più lo temo ancora
 in quel di Rosimonda.
 TEOBALDO
1060Di vendetta, mio figlio,
 ti priega un padre.
 CHILDERICO
                                     Or sono
 più vassallo che figlio.
 TEOBALDO
                                           Il tuo rifiuto
 mi offende.
 CHILDERICO
                         Onor mi scusa.
 TEOBALDO
                                                       E un padre offeso
 non diventa tua colpa?
 CHILDERICO
1065La cagion ch’è tua offesa è mia discolpa.
 Ah figlio, figlio, a che m’astringe un cieco
 impeto di vendetta? Uopo è svelarti
 ciò che ancor può affrettarmi i giorni estremi.
 CHILDERICO
 Se ad un figlio l’affidi, invan ne temi.
 TEOBALDO
1070L’odio che in me tu vedi
 parto è del mio dolor, parto è d’un seno
 nel cor trafitto e in un suo figlio ucciso.
 CHILDERICO
 Come?
 TEOBALDO
                 E uscì l’empio colpo
 di man di Faramondo.
 CHILDERICO
1075Ma, signor, d’un sol figlio, e quello io sono,
 gli dei ti fecer dono.
 TEOBALDO
                                       Ah Childerico,
 Sveno ancor fu a me figlio, a te germano.
 CHILDERICO
 Sveno che di Gustavo...
 TEOBALDO
 Sì, e la spada crudele ad ambo il tolse.
 CHILDERICO
1080Gran cose narri.
 TEOBALDO
                                 Ahi troppo vere.
 CHILDERICO
                                                                 E Sveno
 qual fu? Come ingannasti
 ed a qual fin Gustavo?
 TEOBALDO
                                            Altro non lice
 né qui giova svelarti.
 Hai noto quanto basta ad irritarti.
 CHILDERICO
1085Di Faramondo a’ danni il cor s’accende;
 ma se ’l ferissi inerme,
 cinto or di ceppi e a la mia fé commesso,
 padre, non lui ma offenderei me stesso.
 TEOBALDO
 Lascia dunque a Gernando...
 CHILDERICO
1090Né a Gernando né ad altri, infinché ho vita,
 farò strada a un delitto.
 TEOBALDO
 E un fratello trafitto,
 un genitor dolente
 a pietà non ti move?
 CHILDERICO
1095Qui son vassallo e sarò figlio altrove.
 TEOBALDO
 Ti rifiuto per figlio.
 Padre più non ti son; ti son nemico.
 Parto d’un nuovo sdegno
 ripien contro un ingrato,
1100pien d’un nuovo furor contro me stesso.
 O sdegni miei troppo perduti! O arcano
 scuoperto altrui per mio periglio invano!
 
 SCENA XXII
 
 ROSIMONDA e CHILDERICO
 
 ROSIMONDA
 Childerico.
 CHILDERICO
                        I tuoi cenni,
 principessa, qui attendo.
 ROSIMONDA
1105Qui ’l prigionier mi guida.
 E m’arreca il suo brando.
 CHILDERICO
 Mia gloria è l’ubbidirti.
 ROSIMONDA
 Risolvetevi ommai, dubbi miei spirti.
 CHILDERICO
 
    Dal seren di quegli occhi vezzosi
1110già comprendo che amor vincerà.
 
    L’ira estinta li fa più amorosi
 e più vaghi la dolce pietà.
 
 SCENA XXIII
 
 ROSIMONDA
 
 ROSIMONDA
 Rosimonda, ti getta
 in gran rischio il tuo amor. Temi del padre
1115l’ira, il pubblico grido,
 l’ombra fraterna, i numi e ’l giuramento.
 Ah che a un cor che ben ami
 il rischio del suo amor fa più spavento.
 
    In onta de la sorte
1120amor mi vuol pietosa.
 
    Mi chiede il cor vendetta.
 Quando la brama, è forte;
 e quando può, non osa.
 
 SCENA XXIV
 
 CHILDERICO, poi FARAMONDO e ROSIMONDA
 
 CHILDERICO
 A te vien Faramondo. Ecco il suo brando.
 ROSIMONDA
1125Seco mi lascia.
 CHILDERICO
                              Il tuo voler mi è legge.
 ROSIMONDA
 Dubbi più non v’ascolto; amor mi regge.
 
 SCENA XXV
 
 ROSIMONDA e FARAMONDO
 
 ROSIMONDA
 Tu non se’, Faramondo,
 prigionier di nostr’armi; e giusta guerra
 non ti trasse ne’ ceppi.
1130Il tuo amor vi ti pose;
 e ’l mio onor te ne scioglie.
 Prendi; questi è ’l tuo ferro e pria che inciampo
 maggior ti si appresenti, esci dal campo.
 FARAMONDO
 Rosimonda, qual mai
1135crudel pietà è la tua? Se mi vuoi morto,
 a che darmi la vita?
 Quella spada che stringi
 volgi prima in altr’uso e ’l sen mi svena.
 Non voglio libertà che sia mia pena.
 ROSIMONDA
1140M’è più cara la gloria
 che l’odio mio; né che m’additi ho d’uopo
 le vie del vendicarmi. Ha forze il padre,
 ne ha Rosimonda. Vanne
 a custodir tuoi regni,
1145a difender te stesso
 da l’odio di Gustavo,
 da quel de’ tuoi rivali; e, poiché ’l rio
 destin così richiede, ancor dal mio.
 Vanne.
 FARAMONDO
                 Andrò, Rosimonda; andrò per altra
1150mano a morir. Saprò nel primo incontro
 a Gustavo, a Gernando, a chi nemico
 mi assalirà, stender ignudo il petto.
 Addio. Più non resisto.
 ROSIMONDA
 Ferma.
 FARAMONDO
                 Così la libertade accetto.
 ROSIMONDA
1155Faramondo, m’ascolta. Io devo il prezzo
 esser de la tua morte.
 Qualunque ad assalirti
 verrà nemico, è tuo rivale e cerca
 nel tuo sen Rosimonda.
1160Se m’ami, altrui contendi
 ciò che ti è caro; e se non vuoi te stesso,
 almeno Rosimonda in te difendi.
 FARAMONDO
 Se sol può la mia morte
 unirti a illustre sposo e farti lieta,
1165lascia ch’io mora.
 ROSIMONDA
                                   Il mio voler tel vieta.
 Se temi l’odio mio, di maggior colpa
 non lo aggravar morendo.
 E perché in te si estingua
 questo fiero disio, sappi che solo
1170tu se’ degno d’amarmi; e tu ’l saresti
 de l’amor mio, se nol vietasse il fato.
 Poich’esser tua non posso,
 non lasciarmi d’altrui. Vivi.
 FARAMONDO
                                                     Ah che il solo
 dolor basta a svenarmi.
 ROSIMONDA
1175Ogn’indugio è fatal. Vanne; e fintanto
 che de’ tuoi, de’ miei casi
 decida il ciel, prescrivi
 leggi al tuo duolo, io tel comando, e vivi.
 
    Vanne e vivi
 A DUE
                                     con la speranza...
 FARAMONDO
    Vado e vivo
 
 A DUE
 
1180Di placar...
 
 ROSIMONDA
 Del tuo
 A DUE
                       fato la crudeltà.
 FARAMONDO
 Del mio
 
 ROSIMONDA
    Puoi
 A DUE
                sperar...
 FARAMONDO
    Vo’
 
 ROSIMONDA
                             la tua
 A DUE
 che lo vinca                        costanza,
 FARAMONDO
                             la mia
 
 ROSIMONDA
 Se ’l mio                          già sente
 A DUE
                        core                                pietà.
 FARAMONDO
 Se ’l tuo                     m’ha qualche
 
 Fine dell’atto secondo