Eumene, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XXI
 
 LEONATO
 
 LEONATO
1005Che udii! Che vidi! Io pur son solo e posso
 sfogare il cor con libertà di sdegno.
 Ah Laodicea! Così m’inganni? E dai
 quegli affeti a un nimico
 che devi alla mia fé? Ch’io meritai?
1010Ma se soffro l’inganno,
 non son amante e non Leonato. Eumene
 non mi è rival, non mi è nimico. In lui
 cada la mia vendetta, in lui si tenti.
 Troverò nel suo sangue
1015e nel pianto dell’empia i miei contenti.
 
    Schernito, tradito,
 mi accingo all’armi.
 Lascio di amar.
 
    Se a vendicarmi
1020non hai coraggio,
 cor mio, sei degno
 di quell’oltraggio
 che nel tuo sdegno
 ti fa penar.
 
 Il fine dell’atto secondo