Eumene, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA IX
 
 LAODICEA e NESSO
 
 LAODICEA
 Nesso, qual fausta notte
225fu questa mai? Mi vedo
 stabilir su quel trono
 che mal sicuro era poc’anzi e quasi
 minacciava rovine al dubbio passo.
 NESSO
 Vedrai fra poco il tuo nimico in ceppi
230e potrai col suo sangue...
 LAODICEA
 Ch’osi tu dirmi? E credi
 ch’io più non l’ami? Ah, fin d’allor che il vidi
 al fianco di Alessandro, oh quanto all’alma
 costò caro il piacer degli occhi miei!
235In partendo conobbi
 ch’ove ottenni il diadema il cor perdei.
 NESSO
 Ma che speri, o regina,
 da un vano affetto? È tuo nimico Eumene.
 LAODICEA
 Né sa ch’io l’ami.
 NESSO
                                  E se l’amor palesi?
 LAODICEA
240Nesso, chi sa?
 NESSO
                             Ti è ignoto
 forse il suo ardor?
 LAODICEA
                                    Bugiarda
 spesso è la fama.
 NESSO
                                  E che dirà Leonato?
 Che non gli devi?
 LAODICEA
                                   È in mio poter l’amarlo?
 Il dargli un cor che mi ha rapito Eumene?
 NESSO
245Vedi che alfin...
 LAODICEA
                                Non più. Taci. Lusinga
 gli affetti miei, non gli atterrir. Può solo,
 a chi popoli regge,
 chi l’adula piacer, non chi ’l corregge.
 
    Parla al cor del suo diletto
250e da’ pace al suo timor.
 
    Digli omai che lieto ei vada
 a goder nel caro oggetto
 la delizia del suo amor.