Eumene, Venezia, Albrizzi, 1697

 SCENA VII
 
 ANTIGENE e li suddetti
 
 ANTIGENE
 Regina, questa volta
 scoprì il ciel le mie trame.
 M’avea fede Artemisia e già sperava
 condurla a’ ceppi tuoi; ma, non so come,
1210de l’inganno s’avvide e a me fu forza
 co’ miei guerrieri abbandonar quel campo
 ove, con la dimora,
 a la mia vita io non vedea più scampo.
 LAODICEA
 Non sempre arride a’ nostri voti il cielo.
1215Ma ne l’opre ha riguardo
 un nobil cuor, più che a l’evento, al zelo.
 ANTIGENE
 Se ne’ mali presenti
 t’è opportuno il mio braccio,
 nol risparmiar. Tutto me stesso e i miei
1220per te son pronto a consacrar fra l’armi.
 LAODICEA
 Ove son essi?
 ANTIGENE
                            In luoco
 da la città poco discosto ed ivi
 attendono i tuoi cenni, io quivi i tuoi.
 LAODICEA
 (Da un amante irritato
1225che più posso sperar? M’invia la sorte
 a tempo le difese ed io le accetto).
 Sì, Antigene...
 LEONATO
                             Ah, rifletti...
 LAODICEA
                                                      I tuoi guerrieri
 sieno di Laodicea scudo e sostegno.
 Vengano; in te m’affido
1230e sia tua gloria il conservarmi un regno.
 ANTIGENE
 
    Ciò che ti giura il labbro
 il cuor ti osserverà.
 
    Se difensor tu ’l chiedi,
 farà più che non credi
1235né traditor sarà.