Eumene, Venezia, Albrizzi, 1697

 SCENA XXI
 
 LEONATO
 
 LEONATO
1005Che udii! Che vidi! Io pur son solo e posso
 sfogare il cuor con libertà di sdegno.
 Ah Laodicea! Così m’inganni? E dai
 quegli affetti a un nemico
 che devi alla mia fé? Ch’io meritai?
1010Ma se soffro l’inganno,
 non son amante e non Leonato. Eumene
 non m’è rival, non m’è nemico. In lui
 cada la mia vendetta, in lui si tenti.
 Troverò nel suo sangue
1015e nel pianto de l’empia i miei contenti.
 
    Schernito, tradito,
 m’accingo a l’armi.
 Lascio d’amar.
 
    Se a vendicarmi
1020non hai coraggio,
 cuor mio, sei degno
 di quell’oltraggio
 che nel tuo sdegno
 ti fa penar.
 
 Fine dell’atto secondo