Gl’inganni felici, Venezia, Nicolini, 1696

 SCENA XI
 
 ALCESTE e SIFALCE
 
 ALCESTE
 Pace come aver puoi,
 infelice Sifalce,
 da’ tradimenti tuoi?
 SIFALCE
                                        (Scoperto io sono).
 ALCESTE
680Ma Sifalce, che dissi? Orgonte sei.
 SIFALCE
 (Non v’è più dubbio. Oh dei!)
 ALCESTE
 Principe no, ma traditor, ma solo
 de’ talami reali
 violator profano.
 SIFALCE
                                 (E come il seppe?)
 ALCESTE
685Ahi che vidi? Che udii?
 SIFALCE
                                              (Mi sembra insano).
 Meno furore, Alceste.
 Che vedesti? Che udisti? A che mi sgridi?
 ALCESTE
 Cose vidi ed udii che sì agitato
 m’hanno lo spirito ed il pensier, che a pena
690mi lasciano il respiro;
 e non so come vivo e come spiro.
 SIFALCE
 Narrami il tutto.
 ALCESTE
                                 Ascolta. Erami accinto,
 per iscuoprir de’ tuoi novelli affetti
 l’origine e gli eventi,
695a scongiurar gli spirti averni e Pluto...
 SIFALCE
 Che intendesti?
 ALCESTE
                                Quand’ecco
 ombra pallida, esangue e fuor de l’uso
 lacrimosa e dolente,
 entra il cerchio segnato e tutta lorda
700di sangue e pianto a me sì parla e spesso
 le vien dal duolo atroce
 tra il singhiozzo e ’l sospir rotta la voce.
 Turbar ti senti?
 SIFALCE
                                Io nulla.
 ALCESTE
 «Vedi, Alceste» dicea
705«vedi un’alma infelice
 da mentite lusinghe
 allettata e schernita,
 senza onor, senza vita.
 Vedi una principessa
710del tessalo monarca unica figlia.
 Oronta io sono, Oronta
 per troppo amor, per troppa fé già morta».
 SIFALCE
 (Che sento!)
 ALCESTE
                          E non ti turbi?
 SIFALCE
                                                       A me che importa?
 ALCESTE
 O cuor di sasso!
 SIFALCE
                                Altro hai che dirmi?
 ALCESTE
                                                                       Ascolta.
715«Va’» seguia l’infelice
 «va’ e Sifalce ritrova; ah non Sifalce
 ma Orgonte l’infedel, che mi tradì,
 e per me in fiero suon sgridal così:
 "O di regie fanciulle
720violator lascivo, alma da trace,
 bel trofeo che ottennesti
 ingannando una vergine innocente?
 Una vergine, oh dio,
 che te già del suo cuor, te del suo regno,
725te del suo letto avea chiamato a parte
 col titolo di sposa, anzi di serva.
 Ah, da l’ora fatale
 che mi lasciasti, iniquo,
 su le vedove piume
730a trar torbide notti e freddi sonni,
 come ti ha sostenuto
 questo suol che tu calchi?
 Questo ciel che ti vede?
 Quest’aura che respiri?
735Anzi come hai potuto
 tu ’l peso sostener del tuo peccato,
 anima vile e cavaliero ingrato?
 E puoi frenar i pianti ed i sospiri,
 crudel?"»
 SIFALCE
                     Rider mi fai. Perché ti adiri?
 ALCESTE
740«Ma a che lacrime spargo? A che consumo
 inutili lamenti? Ah se nol credi (Snuda uno stilo)
 a me, credilo a un ferro; e perché io possa
 seguirti ed agitarti, ombra insepolta,
 al mio sangue, o crudel, credilo ormai». (Alza il ferro per piagarsi)
 SIFALCE
745Ferma, Alceste, che fai? (Li trattiene il colpo)
 ALCESTE
 Ciò disse e fece la tradita Oronta;
 poi con alto sospiro a l’aure sparve.
 SIFALCE
 Questi furono, Alceste, o sogni o larve.
 Ma de’ miei nuovi amori
750nulla ti disse?
 ALCESTE
                             E ’l misero racconto
 nulla ti mosse?
 SIFALCE
                               Ho ’l cuore in calma e solo
 mi spiacea che d’Oronta
 troppo al vivo esprimessi il volto e i gesti.
 ALCESTE
 (Cor mio più non sperar; troppo intendesti).
 SIFALCE
 
755   Vorresti farmi piangere
 ma pianger non poss’io l’altrui martoro.
 
    Alora piangerò
 che mio far non potrò
 quel bel che adoro.