Antioco (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XV
 
 ANTIOCO e ARSACE
 
 ARSACE
 Mio principe, e tal deggio
 tornare al padre?
 ANTIOCO
                                   Infausti uffizi!
 ARSACE
                                                                E queste
 fian della patria e le speranze e i voti?
 ANTIOCO
390Orché siam, caro amico,
 nella sventura eguali, eguali ancora
 siam nel destin. Teco m’avrai.
 ARSACE
                                                         Vuoi dunque?...
 ANTIOCO
 Fermo è il disegno. Ogni consiglio è vano.
 ARSACE
 Lasciare un cielo...
 ANTIOCO
                                     Ove perdei la pace.
  ARSACE
395Il regno?...
 ANTIOCO
                       Io non lo curo.
 ARSACE
 La sposa?..,
 ANTIOCO
                        Oggetto a me di sdegno.
 ARSACE
                                                                      Il padre?...
 ANTIOCO
 Motivo di tormenti.
 Qui tutto è grave agli occhi miei.
 ARSACE
                                                              Deh, senti...
 ANTIOCO
 Non più, partiamo, Arsace. Or che Seleuco
400contro il Medo superbo il ferro impugna,
 andiamo ad ammorzar nel sangue ostile
 l’ire comuni; e il genitore e il regno
 veggan che il nostro ardire
 di una sorte miglior non era indegno.
405Tu vanne all’idol mio, digli che or ora
 dall’ultimo mio pianto
 saprà qual io mi parta e quale io mora.
 ARSACE
 lo ti precedo ed i tuoi cenni osservo,
 per legge e per amor vassallo e servo.