Antioco (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XII
 
 ANTIOCO, poi SELEUCO, ARGENE e TOLOMEO
 
 ANTIOCO
 Vanne, ingrata, sì, va’; ma se mi lasci
265l’impero di odiarti, ancor mi lascia
 il poter di ubbidirti.
 Ah, troppo mal si accorda
 il tuo sembiante alle tue labbra. Oh dio!
 Lascia pria di piacermi,
270poi d’odiarti avrò coraggio anch’io.
 Ch’io t’odi?... Argene? Io parto.
 ARGENE
 Ho stabilito.
 SELEUCO
                          Antioco, resta. E vuoi?...
 ARGENE
 Sprezzar chi rifiutommi.
 TOLOMEO
                                                (Oh caro sdegno!)
 SELEUCO
 T’accosta, o figlio. Offri ad Argene il core.
 ARGENE
275Un cor superbo, un core ingrato? Vanne.
 ANTIOCO
 (La sua fierezza è mio riposo).
 TOLOMEO
                                                          (Io spero).
 SELEUCO
 Sposa ti fece il padre.
 ARGENE
 Ma non serva, non vile.
 SELEUCO
 Principe, di quell’alma i moti accheta.
 TOLOMEO
280È risoluta e altera.
 ANTIOCO
 (Rifiuto che sospiro).
 SELEUCO
 Proponi umil de’ tuoi sponsali il laccio.
 ARGENE
 Antioco taccia.
 ANTIOCO
                              (E senza pena io taccio).
 SELEUCO
 Vario nel sesso è il core.
 ARGENE
285Ma non nel grado, in cui son nata.
 SELEUCO
                                                                E lice?...
 ARGENE
 Rifiutar chi sprezzò già l’amor mio.
 TOLOMEO, ANTIOCO
 (Son contento).
 SELEUCO
                               Deh resta.
 ARGENE
                                                    Antioco, addio.
 
    Amar chi la sprezza,
 sprezzar chi l’adora
290non dee la beltà.
 
    Che allora si fa
 per colpa del core
 lo sprezzo fierezza,
 l’amore viltà.