Antioco (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VI
 
 TOLOMEO
 
 TOLOMEO
 Che cangiamento è questo? Argene serba
 odi ad Antioco? A Tolomeo speranze?
 Tanto può l’ira? Ah,Tolomeo, la fiamma,
130che ad un soffio si accende, a un soffio è spenta.
 Temi in quell’ira il tuo rivale. Intanto
 che pensi, o cor? Sia soddisfatta Argene.
 Ma contro Antioco? No, mai non si aggiunga
 al nome di rival quel di nimico.
135Troppo l’ama Seleuco;
 e così riamato almen ne fosse.
 Quell’affetto ad Arsace,
 quel favore a’ Fenici, ancorché infidi,
 provan ch’egli odia il padre
140o che gl’invidia il regno.
 E s’ei n’è reo, de’ miei rispetti è indegno.
 Sì sì, senza rossore, anzi con merto
 ne avvertirò Seleuco.
 Odio non è, sentimi, o ciel, ma zelo
145quel che mi move all’opra.
 Propose Argene e non risolse amore.
 Or che l’onor mi assolve,
 propone il zelo e Tolomeo risolve.
 
    Mentre servo alla mia fama,
150servo ancora al cor che adora,
 servo a te, mia dolce Argene.
 
    Senza colpa è la mia brama;
 né si oppone la ragione
 al comando del mio bene.