Antioco (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA XVI
 
 ARGENE, TOLOMEO
 
 ARGENE
 Prence, qual nuovo reo
 in Antioco si trova?
 TOLOMEO
 Ei nell’insidie ascose
935l’indegno amico; e per sua man volea
 de la vita real troncar lo stame.
 ARGENE
 Antioco sfortunato! Arsace infame!
 TOLOMEO
 Chiami sfortuna, Argene,
 l’idea d’un parricidio?
 ARGENE
940Seppe Seleuco i temerari amori
 che gli usurpan la sposa?
 TOLOMEO
                                                Io non li dissi.
 ARGENE
 Così al tuo amor si serve e all’ira mia?
 TOLOMEO
 Credei l’orrido eccesso
 peso bastante, ond’ei ne cada oppresso.
 ARGENE
945No no. La gelosia
 armò talvolta un re più che il timore
 de la vita e del regno.
 Sappia tosto Seleuco
 quest’ardire del figlio e più severa
950la tua vendetta, Argene, indi ne spera.
 TOLOMEO
 Che serve? Egli è già complice di un ferro
 rivolto a la sua vita.
 ARGENE
 Politica d’amor così m’addita.
 TOLOMEO
 E del mio amor nulla mi dice Argene?
 ARGENE
955Per ben goder ci vuol costanza e spene.
 
    Chi si stanca di sperar
 o non cura il ben che attende
 od offende
 col timore il bel che brama.
 
960   Ed un cor, che nell’amar
 la bellezza al premio astringe,
 o che finge o che non ama.