Antioco (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA VI
 
 SELEUCO, STRATONICA e poi TOLOMEO
 
 STRATONICA
 Parte Antioco, signor; ma parte degno
 più de la tua pietà che del tuo sdegno.
 SELEUCO
 No, regina.
 STRATONICA
                        Perdona
595al zelo mio, potresti
 obbliar d’esser padre? Io temo, o sire,
 ne’ tuoi sdegni un periglio
 che perda il genitor, perdendo il figlio.
 SELEUCO
 Le tue voci, o mia cara,
600son voci del mio cor; l’anima e ’l sangue
 fan conoscermi Antioco; e Antioco solo
 vuol distrugger sé stesso.
 STRATONICA
                                                E con qual fallo?
 SELEUCO
 Se ’l sai, cresce il mio duol; se non t’è noto,
 ti risparmio un rossor. Basti che ardito
605col genitor te pur, mia sposa, offese.
 STRATONICA
 (Cieli! Seleuco intese
 il nostro amor). Forse innocente...
 SELEUCO
                                                                Basta.
 Tu meco perdi ogni ragion. La colpa
 troppo mi è certa e troppo il reo mi è caro.
610Eccoti in pochi accenti
 di un giudice e di un padre i sensi e ’l voto.
 Abbia Antioco il perdon, purché mel chieda.
 Non odio in lui che il suo fallir. Se vuole
 che il giudice si plachi,
615basta che il padre intenda
 l’error del figlio e de l’error l’emenda.
 STRATONICA
 (Respiro).
 TOLOMEO
                      A’ primi uffici
 tornò l’alma del prence.
 SELEUCO
 E vive al mio perdono.
 STRATONICA
                                            Io stessa, o sire,
620farò che a te lo chieda.
 SELEUCO
                                           Alor più belle
 risplenderan de l’imeneo le faci;
 e potrò più contento offrirti in pegno
 del mio amor, del tuo merto
 col cor la destra e con la destra il regno.
 
625   Bella gloria de le mie pene
 voi sarete, lumi vezzosi.
 
    Voi ministri d’ogni mio bene,
 voi delizie de’ miei riposi.