Artaserse (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA XII
 
 IDASPE e li suddetti
 
 IDASPE
 (Qui col padre il fratel?)
 ARTASERSE
                                               Vieni, sì, vieni,
1285Idaspe, amato figlio,
 quanto innocente più, tanto più caro.
 IDASPE
 Che? Spiridate...
 ARTASERSE
                                  Egli, empio,
 e la tua meditava e la mia strage.
 Amor, tema, rimorso il trasse infine
1290a disperare, ad accusar sé stesso.
 Vien dunque e lascia pure
 che io ti stringa al mio sen. (Torna ad abbracciarlo e Idaspe si ritira)
 IDASPE
                                                     Sire, in Idaspe
 tu abbracci il parricida. Io son sol quello
 e non è ver che Spiridate il sia.
 LIDO
1295(A costoro il morir par bizzarria).
 IDASPE
 Crudel, così la mia
 felicità compisci?
 SPIRIDATE
                                   A che ne vieni,
 sfortunato innocente? Io solo, io solo
 il colpevole fui. Rimanti in pace
1300né ti usurpar le non dovute pene.
 IDASPE
 A me che errai, solo morir conviene.
 ARTASERSE
 O strane, o sfortunate
 peripezie! Ciascun poc’anzi a gara
 si vantava innocente, or reo si vanta.
1305Artaserse, Artaserse, ov’è quel figlio
 per cui sinor tardasti il fatal colpo?
 Ambi son tuoi nemici.
 Perano dunque entrambi. Io non vo’ figli
 ch’amino più del padre
1310e l’amata e ’l fratello. Udite, indegni;
 ognun di voi morrà, giacché ostinato
 fra voi s’asconde il reo.
 IDASPE
 Ah! Signor, tutta mia sia questa pena.
 SPIRIDATE
 Deh per grazia morir solo ti chiedo.
 ARTASERSE
1315Il reo sen mora; e ’l reo in entrambi io vedo.
 Lido, a scriver mi reca. Ite, o soldati,
 e sian condotti a la prigion primiera.
 LIDO
 Non ha core di padre. Ei l’ha di fiera.