Artaserse (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA XVII
 
 AGAMIRA, ASPASIA
 
 AGAMIRA
 Finor son rei del pari.
 ASPASIA
 E pari avran la pena. (Ahi! Che tormento!)
 AGAMIRA
 L’avran. Ma quel che ti fuggì dal seno
945è sospir di pietade o pur d’amore?
 ASPASIA
 Male intendi il mio core; è ver, sospira
 ma d’ira invendicata.
 AGAMIRA
 A tuo piacere. (Or qui si giovi al figlio).
 Aspasia, io ti consiglio...
 ASPASIA
950E che?
 AGAMIRA
                Meno di zelo.
 Serva il tuo amore a la comun vendetta.
 Lasciali al caso. Il forte Cleomene,
 che regola d’Atene il senno e l’armi,
 arde per te; per esso ardi tu pure.
955So che fosti regina; il so. Ma il duce
 è per noto valor di te ben degno.
 Anch’egli ha spada, onde s’acquisti un regno.
 
    Volgi ’l guardo ad altro amante.
 Incostante
960tu sarai ma non già sola.
 
    Anche l’ape, se in un fiore
 mancar vede il dolce umore,
 ad un altro allor sen vola.