Artaserse (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1705

 SCENA III
 
 IDASPE e SPIRIDATE
 
 IDASPE
 Come ti giunge caro, o Spiridate,
 l’oracolo de’ fati.
 SPIRIDATE
 Il mio cor l’affrettò con mille voti,
70quando di Aspasia al piede
 volò pietoso e poi restovvi amante.
 IDASPE
 Di Aspasia?
 SPIRIDATE
                         Sì, ma qual pallor ti reca
 gli sconcerti de l’alma infin sul volto?
 IDASPE
 Odi e fa’ cor; l’amo ancor io.
 SPIRIDATE
                                                      Che ascolto?
 IDASPE
75O troppo egual desio!
 SPIRIDATE
 Misera simpatia!
 IDASPE, SPIRIDATE
                                   Gara infelice!
 IDASPE
 A le nozze di lei più non aspiro.
 Perdonami se offendo
 un atto di virtù con un sospiro.
 SPIRIDATE
80E quel sospir me di crudele accusa.
 Tienti pure il tuo dono,
 Idaspe, io ti perdono.
 IDASPE
 Mi perdoni? Ah, così non dice il pianto
 e col pianto il dolor sugli occhi tuoi.
 SPIRIDATE
85Piango il destin che a noi
 di natura e d’amor turba gli uffici.
 Colpa è l’esser rivali,
 pena è l’esser amici.
 IDASPE
 Dimmi, seppe il tuo ardor giammai la bella?
 SPIRIDATE
90Nel nemico finor l’amante ascosi.
 IDASPE
 E tal mi tacqui anch’io.
 Ma se il bene adorato
 rinunciar non si può senza cordoglio,
 senza rossore almen si cerchi. Aspasia
95scelga ella stessa in fra di noi lo sposo.
 SPIRIDATE
 Andiam. Co’ voti suoi essa decida
 a qual di noi più la fortuna arrida.
 A DUE
 
    Risolva quel labbro, pietoso o crudele,
 il nostro penare o ’l nostro goder.
 
100   Così ne l’affetto restando fedele,
 avrò nel diletto maggiore il contento,
 avrò nel tormento un qualche piacer.