Pirro, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA II
 
 PIRRO, DEMETRIO e poi CIRO con seguito di macedoni
 
 DEMETRIO
 Questi, che a te sen viene, è de’ custodi
 del fier Cassandro il primo duce; è Ciro.
 PIRRO
15Venga; udrem ciò che arrechi.
 CIRO
 Pirro, altier non ti renda
 della sorte un favor. Cassandro, il grande
 regnator de’ Macedoni, mio sire,
 sicure ha le vendette; e fede allora
20dell’alta sua possanza
 le sue perdite istesse a te faranno.
 Ei suo nunzio m’invia;
 né al vincitor chiede la pace; t’offre
 solo il venturo dì per tregua all’armi.
25Di quest’ossa insepolte,
 ch’empiono il suolo e fan la guerra a’ vivi
 con aliti di morte,
 pietà ci move. Ad esse
 l’urna si debbe e il rogo. A’ tuoi pur anche
30dei quest’ultimo onor. Tumidi al pari
 del tuo, del nostro sangue
 vanno i fiumi oltre l’uso al mar vicino;
 e tu stesso qui forse
 de’ tuoi ’nfausti trofei piangi ’l destino.
 PIRRO
35Alla parte miglior nella men forte,
 Ciro, arrise la sorte.
 Al valor de’ Molossi
 il Macedone cesse;
 cesse al Caspio l’Egeo, Cassandro a Pirro.
40Io del felice evento
 gloria ho, non fasto; e grazie rendo a’ numi
 di un loro dono e non de’ mali altrui;
 cosa facile e degna
 di pietà mi si chiede.
45Diasi pur tregua e, se Cassandro il vuole,
 diasi fine anche agli odi.
 Abbastanza di sangue
 tra noi si è sparso; e le nostr’ire han fatto
 molti infelici. Anziché cada il giorno,
50mio nunzio in Ecbatana
 verrà Demetrio a stabilirne i mezzi.
 CIRO
 Farai ciò che ti detta
 cauta ragione. Al mio signor men riedo;
 e a lui dirò che nella tregua offerta
55un suo dono accettasti.
 L’uso ten giovi. Or pensa
 che tuo rischio sarà ciò ch’è tua gloria
 e comincia a temer la tua vittoria.