I rivali generosi, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XVII
 
 ROSMILDA
 
 ROSMILDA
415Rosmilda, eccoti sola.
 Genitor, libertà, sudditi e regno,
 tutto perdesti. Anche il mio core, o dio!
 sento non è più mio.
 Gratitudine sia, sia genio o fato,
420tu mel rapisti, Ormonte, ed io tel devo.
 Scritta ti vidi in volto
 l’alta necessità dell’adorarti.
 Poich’è forza l’amarti,
 sì, ti amerò; ma non saprai ch’io t’ami:
425celerò quell’affetto
 che taciuto è dolor, scoperto è colpa;
 staran nell’alma occulte
 le piaghe mie fatali;
 e tu, bel feritor, tu non saprai
430tutti gli acquisti tuoi, tutti i miei mali.
 
    Ormonte, io ti amerò;
 ma al labbro vieterò
 il dirti che ti adoro.
 
    Sol l’occhio in libertà
435far fede ti potrà
 che per te moro.
 
 Il fine dell’atto primo