Pirro, Venezia, Rossetti, 1704

 SCENA VIII
 
 ISMENE e CASSANDRO
 
 ISMENE
 Eccomi al cenno.
 CASSANDRO
                                  Ismene,
210è tempo ormai che sul tuo crin risplenda
 il paterno diadema. Io sino ad ora
 più che suo possessor ne fui custode.
 Tel rendo e t’offro insieme
 ne l’imeneo del figlio anche il mio trono.
215Tu ’l nodo e ’l grado accetta;
 e l’amor tuo dia maggior prezzo al dono.
 ISMENE
 Cassandro, a core aperto
 e regina qual nacqui,
 se non qual vissi, al tuo parlar rispondo.
220Due gran cose ad un tratto
 m’offri e tra loro opposte:
 il mio scettro, il tuo figlio. In una adempi
 il tuo dover; cerchi il tuo pro ne l’altra.
 E le offri a me che al pari
225può far vile il consenso,
 infelice il rifiuto.
 Vuoi che le accetti? Io te ne addito il mezzo.
 Separa i doni tuoi. Libera innanzi
 ponmi sul regal soglio;
230poi ne l’uso del regno e del comando
 d’imeneo mi si parli.
 Scieglier voglio regina,
 non ricever lo sposo; e vo’ che ’l nodo
 sia ragione, non legge.
235Cassandro, infinché al fianco
 custodi anziché servi i tuoi mi stanno,
 mi conosco tua schiava
 e in te vedo che parlo al mio tiranno.
 CASSANDRO
 Non è l’ultima prova
240de l’amor che ti serbo il mio soffrire.
 Sin da’ primi anni tuoi t’amo qual figlia;
 il tuo regno ti serbo;
 ti dono il mio; t’innalzo
 a l’onor del mio sangue; e alor che t’offro
245grandezza, libertà, marito e soglio,
 son tuo tiranno? Ismene,
 hai troppa sconoscenza o troppo orgoglio.
 ISMENE
 Se un tal nome t’irrita e se più stima
 dar volevi a’ tuoi doni,
250ti convenia celarmi
 che Ismene io sono e che d’Ircano io nacqui,
 a cui vita e corona,
 con venefico umore, empio togliesti.
 CASSANDRO
 Natura e non veleno
255ci tolse il re tuo padre. Il volgo, avvezzo
 d’ogni nostro destino a far mistero,
 sparse voce bugiarda; e questa or trova
 fede sol nel tuo core,
 perché sembri ragione il tuo furore.
 ISMENE
260Va’; discolpa il tuo fallo
 con chi men ti conosce e più ti teme.
 D’altra tempra son io. Reo ti han convinto
 di questo core i moti,
 gl’impeti di quest’alma. Anzi sovente
265suo carnefice iniquo a me ti giura
 l’ombra paterna esangue.
 Gli avanzi di quel sangue
 bollon ne le mie vene.
 Serbarlo in me, dopo il misfatto enorme,
270tua politica fu, non tua pietade.
 Sin d’alor mi scegliesti
 vittima del tuo fasto. Era mal fermo
 quel trono in cui ti assidi.
 Tu ’l rendi a me ma sol per darlo al figlio;
275e in sì fatal vicenda,
 per tema di cader, vuoi ch’io l’ascenda.
 CASSANDRO
 Intendo. Il folle amor, che t’arde in seno
 per Pirro a me rubello,
 e la speme, in te nata
280da’ suoi trofei, ti fa superba e ingrata.
 Ma vedi, ancor ben posso
 in lui punir la sorte, in te l’orgoglio;
 posso ne’ mali suoi farti infelice;
 posso al tuo esempio anch’io...
 ISMENE
285Tutto, sì, vincer puoi, non l’odio mio.
 CASSANDRO
 Non più, risolvi e accetta...
 ISMENE
 E che?
 CASSANDRO
                L’onor del grado.
 ISMENE
 L’ebbi da’ miei natali.
 CASSANDRO
 L’uso del regno.
 ISMENE
                                Ogni altra man mel renda
290che quella di Cassandro.
 CASSANDRO
 Lo sposo.
 ISMENE
                    Un che ti è figlio?
 CASSANDRO
                                                      Un che t’innalza
 a l’impero de l’Asia.
 ISMENE
                                       Impero nato
 da veleni, da inganni e da rapine
 ha per base i tracolli e le ruine.
 CASSANDRO
295Dissimulando i torti,
 sinor li meritai. Ma senti, Ismene.
 Tutta ardir, tutta sdegno,
 sgrida, opponti, minaccia; abbi ogni fede
 nel valor di un nemico. Entro al tuo core
300a tuo piacer disponi
 di me, de la mia sorte.
 Ma sciegli al dì venturo o nozze o morte.