Pirro, Venezia, Rossetti, 1704

 SCENA III
 
 PIRRO e DEMETRIO
 
 PIRRO
 Là dove empie Cassandro
60la non sua reggia andrai, Demetrio; e in questi
 sensi esporrai del regio core i voti.
 Non di onor, non di sangue
 disio mi mosse a guerreggiar. Cassandro
 oltre il Nilo e l’Eufrate
65stenda il nome e lo scettro; ed al suo fasto
 sien ristretto confine Affrica ed Asia.
 Non lo invidio e non sono
 rival de la sua gloria o del suo trono.
 Rendami Ismene; e lasci
70che seco io possa in moderato impero
 regger Media ed Epiro,
 piccioli regni, ov’ei di sangue e d’armi
 non ha diritto e che una colpa ha resi
 suo acquisto e mia sciagura.
75Queste sien de la pace
 le ferme leggi; o renda
 oggi il maltolto o crudel guerra attenda.
 DEMETRIO
 Tal del vinto nemico,
 sire, è il destin che quanto
80del suo regno gli lasci è sol tuo dono.
 A le leggi che dai, Cassandro appena
 crederà d’esser vinto.
 Fido esporrò quanto m’imponi.
 PIRRO
                                                            Io teco
 segreto e ignoto, in sul piegar del giorno,
85verrò ne la città.
 DEMETRIO
                                 Fra’ tuoi nemici?
 PIRRO
 Mi assicura la tregua.
 DEMETRIO
                                          Ove li giovi,
 scorda il tiranno e giuramenti e patti.
 PIRRO
 Avrò meco nel rischio
 l’amor, l’ardir, l’amico Glaucia, Ismene,
90la ragion de le genti,            ,
 l’esercito vicin, gli dei che han presa
 con sì chiari trofei la mia difesa.
 Ne’ giardini di Ellenia,
 figlia a Cassandro e pur fedele al nostro
95tenerissimo affetto,
 inviterò con un mio foglio Ismene.
 Recherallo un mio servo.
 DEMETRIO
                                                Il ciel ti assista.
 PIRRO
 Preparatevi, amori,
 meco a goder nel sospirato oggetto
100e sia pari a la brama anche il diletto.
 
    Care luci del mio bene,
 già mi par di rimirarvi,
 
    già prevengo con la spene
 il piacer del vagheggiarvi.