Aminta, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XIII
 
 SILVIO, CELIA e EURIDICE
 
 SILVIO
 Anzi Silvio morrà. Perdona, o madre.
 Torni Celia o la vita
 è, regina, per me l’istessa sorte
 e in destin sì crudel sol cambio morte.
 CELIA
1370(Bella costanza!)
 EURIDICE
                                 E che, vorrai, tu erede
 del macedone impero e tu di regi
 nobil germoglio, in basso amor di ninfa
 cieco avvilir de’ tuoi natali il pregio?
 SILVIO
 N’arde anche Adrasto, il prence d’Argo; e pure
1375lodi e proteggi l’ardor suo; ma quando
 l’esser figlio di re deggia involarmi,
 cara Celia, il tuo affetto,
 addio fasti, addio reggia. È sogno ed ombra
 per me l’ostro superbo e il manto adorno.
1380Prence non son, Silvio e pastor ritorno.