Aminta, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA X
 
 SILVIO, ELPINO e i suddetti
 
 ELPINO
 Eccoci alla regina. Ella ti renda
 ragion di quanto chiedi.
 EURIDICE
 Sorgi, o Silvio, e favella. (Io ben v’intendo
1230palpiti del cor mio).
 AMINTA
                                       (Nobil sembianza!)
 SILVIO
 Amor, de’ nostri cori
 il più dolce tiranno, a’ piedi tuoi,
 gran regina, mi tragge.
 Ardo e Celia è il mio foco. Al suo bel volto,
1235Dionisio ed Adrasto
 hanno il piacer di offrir corone ed ostri.
 EURIDICE
 Che! Tuo rival di Siracusa il prence?
 SILVIO
 Appunto.
 EURIDICE
                     (Alma lasciva).
 SILVIO
 Or questo è il mio dolor, ch’altri al mio bene
1240possa offerir ciò ch’io vorrei.
 EURIDICE
                                                      Ti lagni
 dunque di Elpin, perché sì vil nascesti?
 SILVIO
 Mi lagno sol perché qual nacqui ei tace.
 EURIDICE
 Nascesti vil, s’egli ti è padre.
 SILVIO
                                                      Ei padre
 mi è sol di amor, non di natura; ed io
1245per dover, non per sangue a lui son figlio.
 EURIDICE
 Non sei suo figlio?
 AMINTA
                                     E come uscir potea
 da sterpe sì villan fior sì gentile?
 SILVIO
 Vagia fanciullo in cuna e il primo ancora
 latte suggea, quando ad Elpino impose
1250cenno real, né so a qual fine, il darmi
 fiera immatura morte.
 Finse ubbidir; ma sconosciuto in Tempe
 seco mi trasse e in qualità di figlio
 mi allevò ne’ suoi tetti.
 AMINTA
1255Che? Dimmi, a cruda morte
 regio voler ti condannò?
 SILVIO
                                               Più volte
 mel disse Elpino.
 AMINTA
                                   E tu ne avesti ’l cenno?
 ELPINO
 L’ebbi, il confermo.
 AMINTA
                                       E in cuna
 vagivi allor bambino?
 SILVIO
1260Sette corsi compiti
 Cintia ancor non avea, da che era nato.
 AMINTA
 Quando ciò avvenne?
 SILVIO
                                          Or son tre lustri appunto.
 AMINTA
 (O qual mi serpe ardor per l’ossa!)
 EURIDICE
                                                                 (E freno
 me stessa ancor?) Ma quale
1265è il tuo padre, o garzon?
 SILVIO
                                              Questa, o regina,
 è l’alta brama, onde a’ tuoi piè son tratto.
 Mel tace Elpin. Sol mi accennò poc’anzi
 che di re nacqui.
 ELPINO
                                  E non mentii.
 SILVIO
                                                              Ma prima
 ei mi additò che questa
1270candida rosa, onde al natal segnommi
 natura il manco braccio,
 varrebbe un dì...
 AMINTA
                                  Più non v’ha dubbio, o caro...
 EURIDICE
 O di questo mio sen viscere...
 AMINTA, EURIDICE A DUE
                                                        O tanto
 figlio bramato e pianto.
 SILVIO
1275Io figlio a voi!
 AMINTA
                             Son io quel padre iniquo
 che già ti volle estinto.
 EURIDICE
                                           Ed io son quella
 che per te tanto pianse, afflitta madre.
 SILVIO
 Alle lagrime vostre,
 lagrime sol di giubilo e di amore,
1280le sue confonde anche di Silvio il core.
 ELPINO
 Or, mio rege, a’ tuoi piedi
 chiedo il perdon del fortunato inganno.
 AMINTA
 E quando mai s’intese
 più bella colpa? Io l’amo
1285più della tua innocenza, o fido servo.
 EURIDICE
 E il guiderdon avrai dall’amor mio.
 SILVIO
 Pietoso Elpin, quanto a te deggio anch’io!
 Ecco Celia; compite
 il mio piacer nel suo possesso, o numi.