Aminta, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA XXII
 
 ADRASTO
 
 ADRASTO
 Va’ pur. Degno è d’imperi ’l tuo rifiuto.
 O costanza! O virtù! Dove risiedi?
925Esule dalle reggie,
 vivi ignota ne’ boschi,
 contenta di piacer senza ingrandirti.
 Assai diede all’amor. Perdona, Aminta;
 e tu, sacra amicizia, ancor perdona;
930se tardo a te ritorno amor ne incolpa;
 necessità diviene,
 dov’è legge di amore, ogni gran colpa.
 
    Che non fa ne’ nostri cori
 la beltà dolce tiranna.
 
935   Lusingando i nostri ardori
 ancor piace, allor che inganna.
 
 Il fine dell’atto secondo