Aminta, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VII
 
 SILVIO e i suddetti
 
 SILVIO
 
    E di Celia il bel sembiante
175fa l’onor delle mie pene.
 
 CELIA
 Silvio.
 SILVIO
               Celia.
 CELIA, SILVIO, A DUE
                            Mia vita.
 ADRASTO
                                               (O gelosia!)
 CELIA
 Mira, Adrasto, in quegli occhi
 del mio rigor la più gentil discolpa;
 se all’amor tuo render non posso amore,
180tanta beltà ne incolpa.
 ADRASTO
 Sia pur Silvio il tuo vago; ei dì piacerti
 abbia tutta la gloria, alfine Adrasto
 trionferà.
 SILVIO
                     Non temo.
 ADRASTO
                                           Eh folle! Celia
 più che donna non è. Sol perché t’ama
185si cangierà.
 CELIA
                        Non lo sperar. Tu solo
 il mio nume sarai, l’anima mia.
 SILVIO
 Celia.
 CELIA
              Silvio.
 SILVIO, CELIA A DUE
                            Mia vita.
 ADRASTO
                                               (O gelosia!)
 SILVIO
 
    Sì sì, più che nel mio,
 ho vita nel tuo sen,
190mio dolce e caro ben.
 
    Unito al tuo bel core,
 con dolce nodo, amore
 ivi ’l mio cor ritien.
 
 CELIA
 
    Sì sì, sento che ha vita
195in me quel tuo bel cor,
 mio dolce e caro ardor.
 
    Alma al tuo core è il mio,
 dal tuo la prendo anch’io
 e ne ha la gloria amor.