Aminta, Firenze, Vangelisti, 1703

 SCENA XI
 
 SILVIO, ELPINO e detti
 
 ELPINO
 Eccoci alla regina. Ella ti renda
 ragion di quanto chiedi.
 EURIDICE
 Sorgi, o Silvio, e favella. (Io ben v’intendo
 palpiti del cor mio).
 AMINTA
                                       (Nobil sembianza).
 SILVIO
1510Amor, de’ nostri cori
 il più dolce tiranno, a’ piedi tuoi,
 gran regina, mi tragge.
 Ardo e Celia è ’l mio foco. Al suo bel volto,
 Dionisio ed Adrasto
1515hanno il piacer d’offrir corone ed ostri.
 EURIDICE
 Che! Tuo rival di Siracusa il prence?
 SILVIO
 Appunto.
 EURIDICE
                     (Alma lasciva).
 SILVIO
 Or questo è il mio dolor, ch’altri al mio bene
 possa offerir ciò ch’io vorrei.
 EURIDICE
                                                      Ti lagni
1520dunque d’Elpin, perché sì vil nascesti?
 SILVIO
 Mi lagno sol perché qual nacqui ei tace.
 EURIDICE
 Nascesti vil s’egli ti è padre.
 SILVIO
                                                     Ei padre
 m’è sol d’amor, non di natura; ed io
 per dover, non per sangue a lui son figlio.
 EURIDICE
1525Non sei suo figlio?
 AMINTA
                                     E come uscir potea
 da sterpe sì villan fior sì gentile?
 SILVIO
 Vagia fanciullo in cuna e ’l primo ancora
 latte suggea, quando ad Elpino impose
 cenno real, né so a qual fine, il darmi
1530fiera immatura morte.
 Finse ubbidir; ma sconosciuto in Tempe
 seco mi trasse e in qualità di figlio
 mi allevò ne’ suoi tetti.
 AMINTA
 Che? Dimmi, a cruda morte
1535regio voler ti condannò?
 SILVIO
                                               Più volte
 mel disse Elpino.
 AMINTA
                                   E tu ne avesti il cenno?
 ELPINO
 L’ebbi, il confermo.
 AMINTA
                                       E in cuna
 vagivi allor bambino?
 SILVIO
 Sette corsi compiti
1540Cintia ancor non avea, da che era nato.
 AMINTA
 Quando ciò avvenne?
 SILVIO
                                          Or son tre lustri appunto.
 AMINTA
 O qual mi serpe ardor per l’ossa?
 EURIDICE
                                                               (E freno
 me stessa ancor?) Ma quale
 è il tuo padre, o garzon?
 SILVIO
                                              Questa, o regina,
1545è l’alta brama, onde a’ tuoi piè son tratto.
 Mel tace Elpin. Sol mi accennò poc’anzi
 che di re nacqui.
 ELPINO
                                  E non mentii.
 SILVIO
                                                              Ma prima
 ei m’additò che questa
 candida rosa, onde al natal segnommi
1550natura il manco braccio,
 varrebbe un dì...
 AMINTA
                                  Più non v’ha dubbio, o caro...
 EURIDICE
 O di questo mio sen viscere...
 A DUE
                                                        O tanto
 figlio bramato e pianto.
 SILVIO
 Io figlio a voi?
 AMINTA
                             Son io quel padre iniquo
1555che già ti volle estinto.
 EURIDICE
                                           Ed io son quella,
 che per te tanto pianse, afflitta madre.
 SILVIO
 Alle lagrime vostre,
 lagrime sol di giubbilo e d’amore,
 le sue confonde anche di Silvio il core.
 ELPINO
1560Or, mio sire, a’ tuoi piedi
 chiedo il perdon del fortunato inganno.
 AMINTA
 E quando mai s’intese
 più bella colpa? Io l’amo
 più della tua innocenza, o fido servo.
 EURIDICE
1565E il guiderdon avrai dall’amor mio.
 SILVIO
 Pietoso Elpin, quanto a te deggio anch’io.
 Ecco Celia; compite
 il mio piacer nel suo possesso, o numi.