Aminta, Firenze, Vangelisti, 1703

 SCENA VIII
 
 EURIDICE, ELPINO e i detti
 
 EURIDICE
 Non morirai, non morirai, mia vita.
 AMINTA
 Euridice.
 ADRASTO
                     Regina.
 EURIDICE
 
1415   Tornami, o caro, in sen;
 rischiara il bel sembiante,
 io ti perdono.
 
    Mi ha vinta il tuo dolor;
 e se ti stringo amante,
1420è giustizia l’amor,
 non è più dono.
 
 AMINTA
 Se’ tu, bella Euridice? O nume sei
 per pietà del mio duol sceso dagli astri?
 EURIDICE
 Pongasi, Aminta, in un eterno oblio
1425la tua colpa e ’l mio sdegno.
 In avvenir meglio sol m’ama, meglio
 riconosci il mio affetto; e più non rompa
 rabbia di gelosia
 la catena immortal de’ nostri cori.
 AMINTA
1430O felici sospiri!
 ADRASTO
                               O giusti amori!
 ELPINO
 Lascia che teco anch’ io
 goda de’ tuoi contenti.
 AMINTA
 Ah, presenza fatal, che mi rammenti? ( Si volge altrove per non mirarlo)
 ELPINO
 Fugge il mirarmi.
 EURIDICE
                                    Elpino,
1435vattene omai. Ciò che t’imposi adempi.
 ELPINO
 Pronto ubbidisco. (Via)
 AMINTA
                                    O figlio,
 o vittima innocente!
 EURIDICE
 Uscì da questo seno
 ciò che tu piangi e questo seno ancora
1440tel renderà, se tu fedel l’abbracci.
 AMINTA
 In sì tenero amplesso
 le mie pene già scordo.
 ADRASTO
                                             O nodi!
 EURIDICE
                                                              O lacci!
 AMINTA
 Tu taci, Adrasto? Il tuo silenzio è gioia?
 È stupor? Siamo tenuti ambo a te solo
1445del nostro ben.
 ADRASTO
                              Ciò ch’io dovea...
 AMINTA
                                                               Regina,
 io t’offro in lui...
 EURIDICE
                                 Tutto in disparte intesi.
 Il tuo grado e ’l tuo amor, prence, mi è noto;
 e ch’io il sappia a te giovi.
 ADRASTO
 Celia è troppo costante
1450nell’amor suo.
 EURIDICE
                             La vinceranno alfine
 la tua sorte, il tuo merto ed Euridice.
 ADRASTO
 Celia, se ti possiedo io son felice.
 EURIDICE
 Andiam; più lieti oggetti
 chiede il nostro piacer.
 AMINTA
                                            Ti sieguo, o cara;
1455ma se tu vi risplendi,
 perde l’ombra l’orrore e si rischiara.
 
    Così grande è ’l mio contento
 ch’ei mi basta a tor di vita;
 
    ma lo tempra il pentimento
1460che ho d’averti un dì tradita.
 
 EURIDICE
 
    Mi è sì caro il tuo dolore
 ch’ei mi sforza a più adorarti.
 
    Sol per lui gode il mio core
 il piacer del perdonarti.