Aminta, Firenze, Vangelisti, 1703

 SCENA PRIMA
 
 Stanze d’Euridice.
 
 CELIA e SILVIO
 
 CELIA
 Tanto Elpino t’espose?
 SILVIO
 O fosse vero! Anch’io
 saprei lieto offerirti
1175quel destin che rifiuti,
 anch’io salir per inalzarti al trono,
 anch’io dirti: «Beato
 più nel tuo amor che nel mio grado io sono».
 CELIA
 Eh, Silvio, allor che in soglio
1180io ti vedessi assiso,
 vorrei che dal tuo cor tu cancellassi
 anche di Celia il nome.
 SILVIO
 Crudel, perché?
 CELIA
                                Mi è nota
 vergin real, cui del più illustre sangue
1185bollon le vene. O quante volte, o quante
 ella mi disse: «Amante
 son del tuo Silvio. Anche a me stessa ignota,
 lo seguo al bosco, al monte,
 alla selva, alla fonte.
1190L’amo e l’amo pastor».
 SILVIO
                                            Sogni mi narri.
 CELIA
 Ella talor mi dice:
 «Vanne e Silvio ritrova,
 Silvio, l’arcier gentil che mi ferì;
 e per me se hai pietà digli così...»