Aminta, Firenze, Vangelisti, 1703

 SCENA XVIII
 
 AMINTA, EURIDICE
 
 EURIDICE
 Ed è vero? E son desta?
 E vive ancor...
 AMINTA
                             Sì, mia regina, io vivo,
940mi sta la dura legge
 troppo impressa nel cor. Vivo; tu ’l chiedi
 per desio di vendetta, io t’ubbidisco
 per diletto di pena.
 EURIDICE
                                      E veggio ancora...
 AMINTA
 Sì, tu mi vedi e pur dovea celarsi
945questo volto odioso,
 volto pena a’ tuoi sguardi, al mio riposo.
 EURIDICE
 In quai strani tumulti
 ti sento, anima mia?
 AMINTA
 Dovea partir; ma ’l tuo periglio incolpa.
950Volle il ciel che in partendo
 fosse opra mia la tua salvezza. Questo,
 questo solo contento
 d’assicurar la tua con la mia vita,
 non mi rapì tra tanti mali il fato.
 EURIDICE
955(Liberatore amato).
 AMINTA
 Or che se’ salva, oh dio!
 per ma’ più non vederti
 vado a compir la tua sentenza. Addio.
 
    Parto, addio, non vedrò più
960que’ begli occhi... Ah, dura sorte,
 
    deggio, o dio, da te partir?
 E non posso, o dio, morir;
 questa, questa è la mia morte.