Aminta, Firenze, Vangelisti, 1703

 SCENA XII
 
 SILVIO ed ELPINO
 
 SILVIO
 Quanto deggio al suo amor!
 ELPINO
                                                     Silvio, è già tempo
 che di Celia ti scordi
 e per far da signor mettiti in posto.
 SILVIO
 Qual favellar?
 ELPINO
                             Gran cose
845ho io da dirti.
 SILVIO
                            Impaziente ascolto.
 ELPINO
 Altre volte io ti dissi
 ch’io padre a te non sono.
 SILVIO
                                                 E so che a morte
 mi togliesti pietoso
 e mi allevasti, onde qual padre io t’amo.
 ELPINO
850Qual tu sia ben lo so. Io solo posso
 dir di che razza sei; e pria che ’l giorno
 passi, forse il saprai.
 SILVIO
                                        Perché ’l ritardi?
 ELPINO
 Che pastor non nascesti
 or ti basti saper. Sei gentiluomo;
855ma questo è poco ancor, principe sei.
 SILVIO
 Godi scherzar.
 ELPINO
                              No, Silvio,
 ti dissi il ver né sono scherzi i miei.
 SILVIO
 O mia sorte! Ma come?
 Di qual padre? In qual reggia? A che...
 ELPINO
                                                                        Ti basti;
860ora t’hai inteso, avvezzati un tantino
 a non far all’amor con le capanne
 ma, come i signorazzi,
 comincia a innamorarti de’ palazzi.
 
    L’amor fra’ comandi
865si scordi oggidì;
 
    il ben che ti giova
 sia solo il tuo amore;
 nel core de’ grandi
 già s’usa così.