Aminta, Firenze, Vangelisti, 1703

 SCENA XI
 
 ADRASTO e detto
 
 ADRASTO
245Mio re, dove ti porta
 la cieca doglia? Ove l’affetto? Fuggi
 la fatal reggia; fuggi
 la sdegnata Euridice, ancor non certa
 del suo duolo o non sazia.
 AMINTA
250Perdi, amico, i consigli. È giunto il giorno
 che della sorte mia decida i casi.
 O col pianto o col sangue
 s’ha da placar l’irata sposa; omai
 forz’è ch’io parli. Ho già taciuto assai.
 ADRASTO
255Scegli almeno altro luogo
 men sospetto e men noto; ad ogni sguardo
 non ti scoprir. Parlano meglio, allora
 che non han chi gli osservi, i nostri affetti.
 AMINTA
 Caro Adrasto, al tuo zelo
260nel maggior de’ miei mali, o quanto io deggio!
 Seguo i consigli tuoi. Vanne e là, dove
 nel sordo lido il vicin mar si frange,
 verrai con ciò che possa ad Euridice
 del mio dolor far fede.
 ADRASTO
265Ben risolvesti. Ivi m’attendi.
 AMINTA
                                                       Amico,
 sappi ch’ogni momento
 moltiplica le morti al mio tormento.
 ADRASTO
 
    Dia pace al tuo martir,
 dia fine al mio dolor
270il ciel pietoso.
 
    Onde godiamo in sen
 di chi ci fa languir,
 io felice amator,
 tu lieto sposo.