Aminta, Firenze, Vangelisti, 1703

 SCENA II
 
 EURIDICE sola
 
 EURIDICE
40O del mio lungo duol fide custodi,
 solitudini amiche, a me più care
 delle città superbe,
 o quanto gode, o quanto
 di trattenersi in voi
45l’afflitto cor con libertà di pianto.
 Qui qualora piangendo
 meco ragiono al traditor mio sposo,
 parmi che l’empio i miei lamenti ascolti,
 or superbo, or pietoso.
50Aminta, iniquo Aminta,
 tu gli adulteri amplessi in me sognasti,
 con svenar col mio seno anche il mio onore
 e col mio onore il figlio,
 genitore e marito
55egualmente spietato.
 O memoria crudele! O cor rubello
 che l’ami anco sì iniquo, anco sì ingrato!
 
    Lascia d’amarlo... Oh dio!
 Tu rispondi, cor mio,
60che non si può.
 
    Tanto ei non è crudel
 quanto son io fedel,
 sia barbaro, sia perfido,
 ognor l’adorerò.