Aminta, Firenze, Vangelisti, 1703

 ARGOMENTO
 
    Di Euridice, regina di Tessaglia e moglie di Aminta, re di Macedonia ed avolo di Alessandro il Grande, invaghitosi Euristeo, fratello di questo monarca, né potendo ottenerne corrispondenza, accusolla di adultera al fratello. Questi, dandogli ciecamente ogni fede, diede ordine che fosse uccisa la moglie ed il piccolo Alessandro che di lei gli era nato. Di entrambi gli ordini nessuno fu posto ad esecuzione. La regina, avvisata da quegli stessi che dovevano essere li ministri della sua morte, salvossi colla fuga nella Tessaglia e ritirossi nelle delizie di Tempe. Il fanciullo fu allevato da chi avea l’ordine di ucciderlo, facendo credere al padre di averlo puntualmente ubbidito. Passarono molti anni, senza che si venisse in cognizione del fatto. Finalmente, sorpreso da mortale infermità, il traditore Euristeo svelò al fratello prima di morire il suo fallo; colla qual confessione introdusse nell’animo del re Aminta il primo affetto, che nudriva verso la regina sua moglie, e ’l disiderio di placarne ad ogni suo rischio lo sdegno; il perché con Adrasto, principe d’Argo suo amico, si risolse di portarsi a Tempe, siccome fece. Colà si finge trasportata da una burrasca di mare Elisa, principessa di Siracusa, rapita poc’anzi da certi corsari e trattenutavisi col nome di Celia, in qualità di semplice ninfa, per l’amore di lei conceputo verso il pastorello Silvio, supposto figlio di Elpino. Si finge altresì gittato quivi dalla tempesta il principe Dionisio, fratello di Elisa, alla cui ricerca era stato inviato da un ordine severo di Dionisio, tiranno allora di Siracusa. Con tali fondamenti, parte di storia, tratti da Giustino, compilatore di Trogo, parte d’invenzione, s’intreccia il drama intitolato dal suo attore principale Aminta.