Venceslao, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA VI
 
 GISMONDO e i suddetti
 
 GISMONDO
 Tosto, signor, cingi lorica ed elmo,
 rompi ogni ’ndugio ed arma
 di acciar la destra e di costanza il petto.
 VENCESLAO
1330Che fia, Gismondo?
 GISMONDO
                                       Il prence...
 VENCESLAO
 Morì. Per esser giusto
 già finii di esser padre.
 GISMONDO
                                             Ah, se riparo
 non affretti al periglio,
 la corona perdesti e non il figlio.
 VENCESLAO
1335Che? Vive Casimiro?
 GISMONDO
                                          E vivo il vuole
 la milizia, la plebe ed il Senato.
 Sono infranti i suoi ceppi,
 fugati i tuoi custodi, al suol gittati
 i funesti apparati e del tumulto
1340non ultima è Lucinda.
 Ognun freme; ognun grida; e se veloce
 tu non vi accorri, invano
 freno si cerca al popolo feroce.
 VENCESLAO
 Sì sì, popoli, Ernando,
1345Erenice, Lucinda,
 dover, pietà, legge, natura, a tutti
 soddisfarò, soddisfarò a me stesso.
 Seguitemi. Oggi il mondo
 apprenderà da me
1350ciò che può la pietade in cor di padre,
 ciò che può la giustizia in cor di re.
 
    L’arte, sì, del ben regnar
 da me il mondo apprenderà.
 
    Ei vedrà che so serbar
1355la giustizia e la pietà.