Venceslao, Praga, Wickhatt, 1725

 SCENA VII
 
 ERNANDO fretoloso e detti
 
 ERNANDO
940Presto, signor, cingi lorica ed elmo.
 VENCESLAO
 Che fia, Ernando?
 ERENICE
                                    Che avenne?
 ERNANDO
                                                              Il prence, oh dei!...
 VENCESLAO
 Morì. Per esser giusto
 già finii d’esser padre.
 GISMONDO
                                            Ah! Se riparo
 tu non cerchi al periglio,
945la corona perdesti e non il figlio.
 VENCESLAO
 Che? Vive Casimiro?
 GISMONDO
                                          E vivo il vuole
 la milizia, la plebe ed il Senato.
 Sono infranti i suoi ceppi,
 fuggati i suoi custodi, al suol gittati
950i funesti apparati e del tumulto
 non ultima è Lucinda.
 VENCESLAO
 Sì sì, Lucinda, popoli, Erenice,
 dover, pietà, legge, natura, a tutti
 soddisferò, soddisferò a me stesso.
955Seguami ognuno. Il mondo
 apprenderà da me
 ciò che può la pietade in cor di padre,
 ciò che può la giustizia in cor di re.
 
    L’arte, sì, del ben regnar
960da me il mondo apprenderà.
 
    E vedrà che so serbar
 la giustizia e la pietà!