Venceslao, Praga, Wickhatt, 1725

 SCENA II
 
 CASIMIRO e detta
 
 CASIMIRO
 Felice incontro. Arresta,
 bella Erenice, il piede.
 Quel che ti vedi inante
405non è più Casimiro,
 quell’importuno e quel lascivo amante.
 Egli è il prence, è l’erede
 del polonico scettro,
 or tuo amante pudico e che destina
410te al suo regno e al suo amor moglie e regina.
 ERENICE
 Come? Tu, Casimiro,
 chiedi in moglie Erenice, il vile oggetto
 dell’impuro tuo affetto?
 CASIMIRO
 Sì, principessa. A quella fiamma, ond’arsi,
415purgai quanto d’impuro avea nell’alma.
 ERENICE
 Vane lusinghe. Io veggo
 ancora in te quell’amator lascivo,
 dell’onor mio nemico,
 non per virtù ma per furor pudico.
 CASIMIRO
420Se errai, fu giovanezza e non disprezzo.
 ERENICE
 E s’io t’odio, è ragione e non vendetta.
 CASIMIRO
 Cancella il pentimento ogni gran colpa.
 ERENICE
 Macchia d’onor non mai si terge e spesso
 insidia è il pentimento.
 CASIMIRO
425Sarai mia sposa.
 ERENICE
                                 Io, Casimiro?
 CASIMIRO
                                                            E meco
 tu regnerai felice.
 ERENICE
 Non troverai Lucinda in Erenice.
 
    Non credo a quel core
 che sempre ingannò.
 
430   Ad altro sembiante
 rivolgi il tuo amore.
 D’un facile amante
 fidarmi non so.