I rivali generosi, Venezia, Nicolini, 1697

 SCENA IV
 
 ORMONTE con guardie e poi ROSMILDA
 
 ORMONTE
920Congiurate a’ miei danni, amor e sorte;
 sarò qual fui. Su’ vostri lumi istessi
 simulerò il cordoglio?
 Né accrescerò colla viltà del pianto
 a’ miei mali il trionfo, a voi l’orgoglio.
 ROSMILDA
925(Qual funesto tumulto,
 qual interno spavento il cuor mi fiede?)
 Pur ti riveggio, o mio...
 caro... liberator... Ma qual ti veggio?
 ORMONTE
 Tu vedi, o principessa,
930un oggetto infelice
 fra gli applausi e le glorie.
 Quando merito palme, incontro ceppi,
 malignità di sorte
 i miei voti tradisce
935e fa de’ lauri miei le mie ritorte.
 ROSMILDA
 Signor, se de’ tuoi mali
 io ne senta pietà, mira i miei lumi,
 rifletti a’ tuoi favori.
 Vorrei con la mia vita,
940vita ch’è cara a me perch’è tuo dono,
 poter... Aimè che ’l pianto...
 ORMONTE
 Deh, Rosmilda, riserba
 sì preziose lacrime. Con esse
 troppo il mio fato insuperbir tu fai.
945Non lacrimare. Addio.
 ROSMILDA
 Vuoi ch’io non pianga e a la prigion ten vai?
 ORMONTE
 
    Vado ristretto
 fra le catene
 ma meco viene
950la mia costanza.
 
   Così non sento
 le mie ritorte,
 così la sorte
 perde il trionfo
955di sua baldanza.