I rivali generosi, Venezia, Nicolini, 1697

 SCENA II
 
 ORMONTE ed ELPIDIA
 
 ORMONTE
    Mie pupille, son pur vostri
 i begli ostri di quel labbro,
 di quel crine i bei tesori.
 
    Vostri son quegli occhi arcieri,
875lusinghieri,
 ove incurva un più bell’arco
 fra due ciglia il dio de’ cuori.
 
 ELPIDIA
 Quanto, Ormonte, t’inganni.
 ORMONTE
                                                      E che? Saranno
 premio de le mie glorie i tuoi disprezzi?
 ELPIDIA
880Le glorie apprezzo e ’l vincitor non amo.
 ORMONTE
 Più del rivale oprai.
 ELPIDIA
                                       La lite ancora
 al tribunal d’onor pende indecisa.
 ORMONTE
 Lo stesso Olindo a me ti cesse.
 ELPIDIA
                                                         Olindo
 cedermi non potea, se sua non era.
 ORMONTE
885Tanto mi sdegni?
 ELPIDIA
                                   Ormonte,
 conosco il tuo gran merto e vil sarei,
 se dicessi che t’odio.
 Ma tutta la pietà che posso usarti,
 credimi, sarà ’l dir: «Non posso amarti».
 
890   Credimi, se non t’amo,
 che non ti posso amar.
 
    Sei degno che ’l mio cuore
 arda per te d’amore;
 ma se mel niega il fato,
895di me non ti lagnar.