I rivali generosi, Venezia, Nicolini, 1697

 SCENA XVII
 
 ROSMILDA
 
 ROSMILDA
415Rosmilda, eccoti sola.
 Genitor, libertà, sudditi e regno,
 tutto perdesti; anche il mio cuore, o dio!
 sento, non è più mio.
 Gratitudine fia, fia genio o fato,
420tu mel rapisti, Ormonte, ed io tel devo.
 Scritta ti vidi in volto
 l’alta necessità de l’adorarti.
 Poicch’è forza l’amarti,
 sì, t’amerò; ma non saprai ch’io t’ami.
425Celerò quell’affetto
 che tacciuto è dolor, scuoperto è colpa;
 staran ne l’alma occulte
 le piaghe mie fatali;
 e tu, bel feritor, tu non saprai
430tutti gli acquisti tuoi, tutti i miei mali.
 
    Ormonte, io t’amerò;
 ma al labbro vieterò
 il dirti che t’adoro.
 
    Sol l’occhio in libertà
435far fede ti potrà
 che per te moro.
 
 Segue il ballo de’ goti schiavi.
 
 Fine dell’atto primo