Venceslao, Parma, Rosati, 1724 (Il Venceslao)

 SCENA III
 
 Loggie che introducano nelli appartamenti reali.
 
 ERNANDO, ERENICE
 
 ERNANDO
 Principessa, a te viene
 un amico, un amante
 ad unir le sue pene al tuo dolore.
 ERENICE
960Di vendetta si parli e non d’amore.
 Cada traffitto il fratricida e ’l sangue
 Nemesi sparga a la grand’urna intorno;
 l’ombra del mio Alessandro
 torni al cenere freddo e d’Erenice
965strigna fedele ancor la destra ultrice,
 la destra che ne fe’ l’alta vendetta.
 ERNANDO
 Vendetta, sì, vendetta
 anch’io voglio, anch’io giuro.
 ERENICE
 Quanto mi piace l’odio tuo!
 ERNANDO
                                                    Lo irrita
970amor nel tuo dolore.
 ERENICE
 E pur ritorni a ragionar d’amore.
 ERNANDO
 Amor, che non offende
 né la tua fé né l’amistà d’Ernando,
 non può irritarti. I mali tuoi nol fanno
975più ardito e baldanzoso. Egli è ben forte
 ma disperato.
 ERENICE
                             E s’egli è tal, l’accetto.
 Disperato è anch’il mio.
 ERNANDO
                                              Tale il prometto.
 ERENICE
 Ti ricevo or compagno
 nel mio furore.
 ERNANDO
                               Andiamo. I’ più d’un seno
980t’additerò dove infierire.
 ERENICE
                                                Andiamo,
 andiamo, Ernando, e da una donna impara,
 donna, amante, infelice e disperata,
 a simular con il contrario affetto
 quel che nel cor s’asconde,
985che un uomo e saggio e forte
 vince il fiero destin con la virtute
 e ad onta ancor di mille acerbi guai
 divien fabro talor di sua salute.
 
    Impara da quest’alma
990a sospirar ridendo,
 a lusingar gemendo
 la gioia del dolor.
 
    Spesso l’acceso affanno,
 se non appar sul viso,
995si placa anco nel cor.