I rivali generosi, Venezia, Nicolini, 1697

 SCENA XIII
 
 ELPIDIA, condotta a forza da’ soldati, e VITIGE
 
 ELPIDIA
270Che più state oziosi
 a vendicar tanta insolenza, o numi?
 VITIGE
 Pur sei mia.
 ELPIDIA
                          Fier oggetto
 non è, che ben lo veggio,
 de’ miei mali il maggior l’esser rapita.
 VITIGE
275Più non mi fuggirai.
 ELPIDIA
 
    Sommi dei che giusti siete
 per terror de l’impietà,
 proteggete
 l’innocenza e l’onestà.
 
 VITIGE
280Eh che il ciel non t’ascolta.
 ELPIDIA
 Iniquo.
 VITIGE
                 Invan mi sgridi.
 Qui ogn’indugio è periglio. Andiamo, o fidi. (Passano tutti il ponte, quale per ordine di Vitige è tagliato da’ soldati)
 Tosto il ponte s’atterri. E tu vien meco.
 ELPIDIA
 Ove, o spietato?
 VITIGE
                                A ricercare in questo
285inospito terrore
 se v’annida di te fiera più cruda.
 ELPIDIA
 Se vuoi mostro peggior, prendi il tuo cuore.
 VITIGE
 Elpidia, non temer che ’l labbro mio
 rimproverar ti voglia
290i miei doni, i tuoi sprezzi e la tua fuga.
 Da l’ire mie non aspettar vendette,
 che basta a disarmarle
 un sol che tu rivolga
 ver me pietoso sguardo;
295solo de l’amor mio...
 ELPIDIA
                                        Questo è quel solo
 che mi fa più d’orror. Dimmi più tosto
 che hai pene a tormentarmi,
 che hai ferro ad isvenarmi;
 saranno più innocenti
300sempre de l’amor tuo piaghe e tormenti.
 VITIGE
 Ne le perdite mie, vedi, tu sola
 basti a farmi felice e nel tuo volto
 io cerco le discolpe al mio destino.
 ELPIDIA
 Vane lusinghe.
 VITIGE
                              Elpidia mia.
 ELPIDIA
                                                       Tu menti.
 VITIGE
305T’obbliga ad esser mia legge di guerra.
 ELPIDIA
 Ma non legge d’amore.
 VITIGE
 La tua vita, o crudele,
 pende da un cenno mio.
 ELPIDIA
                                               Ma non il cuore.
 VITIGE
 Sei troppo ria.
 ELPIDIA
                              Tu troppo iniquo.
 VITIGE
                                                                Pensa
310che ti può la fierezza
 esser cagion d’affanni.
 ELPIDIA
 Non so temer.
 VITIGE
                             Ti placherai.
 ELPIDIA
                                                      T’inganni.
 
    T’inganni, se pensi
 potermi placar.
 
315   Il giusto furore,
 che m’arde nel petto,
 ricetto ha nel cuore.
 Svenami il cuor che forse
 tu mi vedrai cangiar. (Entra nel bosco. Vitige la segue)
 
 VITIGE
320Invan ti priego e tu mi fuggi invano.