Venceslao, Parma, Rosati, 1724 (Il Venceslao)

 SCENA IV
 
 ERNANDO poi ERENICE
 
 ERNANDO
 Non molto andrà che d’Erenice in seno
415godrà l’amico. Io ’l nodo
 strinsi, affrettai; cor ebbi a farlo? E ’l lodo?
 Lagrime, non uscite.
 ERENICE
 Ernando, a cercar vengo
 nel piacer de’ tuoi lumi
420una parte del mio.
 Io più volte riposi
 il mio cor nel tuo seno. Io vel lasciai,
 perché quel d’Alessandro in lui trovai.
 ERNANDO
 Deh nol cercar, bella Erenice, addio.
 ERENICE
425Che? Un ingiusto divieto
 tanto rispetti? E tanto
 temi ne la mia vista
 d’irritar Casimiro?
 ERNANDO
 Altro temo, Erenice; altro sospiro.
 ERENICE
430Che mai?
 ERNANDO
                     Già nel mio core
 son reo. Lascia ch’almeno
 nel tuo viva innocente.
 ERENICE
 Ancor ten priego. Aprimi il cor. Favella.
 ERNANDO
 Sia l’ubbidirti, o bella,
435gran parte di discolpa al mio delitto.
 Parli il labbro e ’l confessi,
 seppure a te sinora
 non disser gli occhi miei che il cor ti adora.
 ERENICE
 Tu scherzi o sì amoroso
440a favor di Alessandro ancor mi parli.
 ERNANDO
 Chi può mirar quegli occhi e non amarli?
 Ti amai dal primo istante in cui ti vidi;
 tel dissi ne l’estremo in cui ti perdo,
 quando al tuo cor nulla più manca e quando
445tutto, tutto dispera il cor di Ernando.
 ERENICE
 Dov’è virtù, dove amistade in terra,
 se la tradisce Ernando?
 M’attendevi tua sposa,
 per più offender l’amico?
450Per più macchiar... Ma dove,
 dove il furor mi spigne e mi trasporta?
 Itene, ingiusti sdegni.
 Non è capace Ernando
 di tal viltà. Dar fede
455deggio, più ch’al suo labbro, al suo gran core.
 Fuor che di gloria, egli non sente amore.
 ERNANDO
 Non sento amor? T’amo, Erenice, t’amo
 ma da amico e da forte,
 che non spira altri amori ’l tuo sembiante.
 ERENICE
460Vanne, ti credo amico e non amante.
 ERNANDO
 
    Parto amante e parto amico,
 che non nuoce amor pudico
 a la fede, a l’amistà.
 
    Se nol credi e te n’offendi,
465poco intendi
 la fortezza di quest’alma,
 il tenor di tua beltà.