Venceslao, Parma, Rosati, 1724 (Il Venceslao)

 SCENA IX
 
 ERNANDO, ERENICE, poi CASIMIRO e GISMONDO
 
 ERENICE
 Pace al regno recasti e gioie a noi,
 Ernando generoso.
 Ma tu così pensoso? E che t’affligge?
 CASIMIRO
 Felici amanti, il mio
255importuno venir tosto non privi
 del piacer d’una vista i vostri lumi.
 ERENICE
 Se sai d’esser molesto, a che ne vieni?
 CASIMIRO
 Perché rispetti Ernando
 sugli occhi d’Erenice un mio comando.
 ERNANDO
260Qual fia?
 GISMONDO
                    (Fra sé che pensa?)
 CASIMIRO
 Da lei ch’adori or prendi
 l’ultimo addio.
 ERNANDO
                              Perché?
 CASIMIRO
 Perch’Ernando è vassallo ed io son re.
 ERNANDO
 L’amar beltà che pur tu ami, o prence,
265non è offesa al tuo grado,
 è omaggio che si rende al bel che piace.
 Ne l’amor mio son giusto e non audace.
 CASIMIRO
 E giusto anch’io sarò in punirti. A troppo
 tua baldanza s’inoltra. (In atto di dar mano alla spada)
 ERENICE
                                            E a troppo ancora
270ti trasporta il tuo sdegno.
 Partiti, o duce.
 ERNANDO
                              Addio. Signor, per poco
 tempra o sospendi almen l’odio mortale.
 Dentro al venturo giorno
 non sarò, qual mi credi, il tuo rivale.