I rivali generosi, Venezia, Nicolini, 1697

 SCENA VII
 
 VITIGE
 
 VITIGE
 Vitige, e tu che pensi? Ovunque volgi
 il tuo pensier, perdite incontri e mali.
150Pensi al regno? È già d’altri.
 Al fratello? È già estinto.
 Alla figlia? Di vita
 poco le resta. Io sento
 che in Elpidia ti fermi e l’infedele
155ancor può meritar che tu l’adori.
 Dunque ad Elpidia ancora
 torniamo. A te, spietata,
 che da Roma fuggendo, ov’io t’accolsi
 più regina che serva,
160hai potuto lasciarmi e portar teco
 fra’ nemici guerrieri
 il più fiero terror de’ miei pensieri.
 Andiam... Ma per qual via, se ’l fiero goto
 mi cinge intorno?... A la grand’opra amore
165sia consigliero e guida. Odi, o Feraspe.
 Fuor de la porta Aquilonar te n’esci
 e impetuoso il fier nemico assali.
 Vanne e trionfa. Io con drappello eguale,
 donde il flutto vicin stagna in paludi,
170de le tende nemiche
 andrò furtivo ad occupare il tergo.
 Forse rapir la bella
 facil mi fia nel mal difeso albergo.