Venceslao, Venezia, Buonarrigo, 1723
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Copia
SCENA IV
CASIMIRO e GISMONDO
GISMONDO
Con avviso impensato
t’inchino, o prence.
CASIMIRO
O mio fedel Gismondo.
GISMONDO
Del lituano scettro
l’illustre principessa...
CASIMIRO
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Che fia?
GISMONDO
Colei che amasti alor che fummo
stranieri in quella corte...
CASIMIRO
Rimembranze noiose.
GISMONDO
Lucinda...
CASIMIRO
È morta forse?
GISMONDO
Giunta è poc’anzi.
CASIMIRO
O dei! Lucinda?
GISMONDO
Io stesso
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la vidi in viril manto,
mentito il sesso e co’ suoi fidi a canto.
CASIMIRO
Turbatrice odiosa
de l’amor mio, costei sen viene e seco
avrà la fé giurata,
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rinfaccierà de l’onor suo le macchie,
i promessi imenei,
chiamerà nel suo pianto uomini e dei.
GISMONDO
E tu?
CASIMIRO
Che far poss’io?
Gli affetti a lei dovuti
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mi ha rapiti Erenice. Arde più forte
del nuovo amor la face
e goduta beltà più non mi piace.
GISMONDO
Vedi. Ella viene.
CASIMIRO
Osserverò s’è dessa.
GISMONDO
Misera principessa!
(Si ritirano in disparte)