Venceslao, Torino, Gattinara, 1721

 SCENA V
 
 VENCESLAO, LUCINDA e CASIMIRO sempre pensoso
 
 VENCESLAO
505Impazienza e sdegno
 ben qui ti trasse frettoloso.
 LUCINDA
                                                   Sono
 anche i più brevi indugi,
 a chi cerca vendetta, ore di pena.
 VENCESLAO
 Stranier, cadente è il sole; e meglio fora
510sospender l’ire al dì venturo e l’armi.
 LUCINDA
 Tanto rimane, o sire,
 di giorno ancor che ne avrà fin la pugna.
 Giudice e re tu stesso
 l’ora assegnasti e ’l campo. Ed or paventi?
 VENCESLAO
515Pugnisi pur. Non entran nel mio core
 deboli affetti e n’è viltà sbandita;
 e se ora temo, temo (Casimiro si scuote)
 l’innocenza del figlio e non la vita.
 CASIMIRO
 E vita ed innocenza (Alterato)
520affidata al mio braccio è già sicura.
 LUCINDA
 Impotente è l’ardire in alma impura.
 O tu, che ancor non veggio
 qual ti deggia chiamar, nemico o amico,
 possibil fia che espor tu voglia al fiero
525sanguinoso cimento e fama e vita?
 E ingiusto sosterrai la tua mentita?
 Dimmi, di’, Casimiro,
 tu non vergasti il foglio? Ignoto il volto
 t’è di Lucinda e ’l nome?
530Fede non le giurasti? (Casimiro sta pensoso né la guarda)
 Sposa non l’abbracciasti? E dir tu ’l puoi?
 Tu sostener? Scuotiti alfin. Ritorni
 la perduta ragion. Già per mia bocca
 l’amorosa Lucinda ora ti dice:
535«O parte di quest’alma, (Se li accosta)
 torna, torna fedele ad abbracciarmi.
 Sposo amato, deh vieni...»
 CASIMIRO
 
                                                   All’armi, all’armi. (Ponendo mano alla spada e rispingendola con impeto)
 LUCINDA
 Perfido, traditore,
 sprezzi così ’l mio amore
540e brami piaghe? Ingrato? E vuoi svenarmi?
 Né ’l rimorso tu senti?
 CASIMIRO
                                            All’armi, all’armi. (Ponendosi in guardia)
 LUCINDA
 Dunque all’armi, spergiuro. (Ponendo mano a la spada)
 Sieguasi il tuo furor.
 CASIMIRO
                                        Sei tu quel forte
 campion che a darmi morte
545sin dal ciel lituan teco traesti?
 LUCINDA
 Io quegli sono; e meco
 ho la ragion de l’armi,
 meco i numi traditi,
 l’onestà vilipesa, i tuoi spergiuri.
550Su, strigni il ferro; e temi
 le piaghe che ricevi
 ma più quelle che fai. Più del tuo sangue
 temi il mio sangue e sia
 il tuo rischio maggior la morte mia.
555Ma che dissi mia morte?
 La tua, la tua vogl’io. Perfido, a l’armi.
 Ben saprà questo acciaro
 a quel core infedel farsi la strada.
 CASIMIRO
 (Io volgerò contro costei la spada?) (In atto di partire è trattenuto da Lucinda)
 LUCINDA
560No no. Da questo campo ad armi asciutte
 non uscirem.
 CASIMIRO
                           (Corre a l’occaso il sole
 e in braccio ad Erenice Ernando è atteso).
 LUCINDA
 Che fai? Che miri? Omai
 o ti diffendi o ti traffiggo inerme.
 CASIMIRO
565Pugnisi al nuovo giorno.
 LUCINDA
 No no, pugna or volesti e pugna or voglio.
 Tu dei cadervi od io.
 CASIMIRO
 (Tolgasi questo inciampo a l’amor mio). (Siegue l’abbattimento; Casimiro gitta con un colpo di mano a Lucinda la spada)
 Se’ vinto ed è il tuo torto
570chiaro agli occhi del padre, a quei del mondo.
 LUCINDA
 Hai vinto, o vile. Aggiugni a la tua gloria
 l’aver vibrato in sen di donna il ferro,
 l’averla vinta. Resta
 la morte sua. Che fai?
 CASIMIRO
575Tu donna?
 LUCINDA
                       E ancor t’infingi? Or via, mi svena.
 Questo de’ tuoi delitti
 sarà ’l minor, l’aver Lucinda uccisa
 dopo averla tradita;
 e sia poca fierezza,
580dopo tolto l’onor, torle la vita.
 VENCESLAO
 Che sento? Ella è Lucinda? (Il re si leva dal suo posto e si affretta a scendere a basso)
 CASIMIRO
 Padre, già ’l dissi, un mentitore è desso.
 Mentì già ’l grado ed or mentisce il sesso.
 Questa non è Lucinda. In tali spoglie
585non si ascondon regine.
 Non se’ Lucinda, no. Confuso e vinto,
 pien di scorni e di duolo
 rimanti. (Il padre viene e a lui m’involo).